(1) Il mio povero cuore nuota nel mare delle amarezze delle privazioni del mio dolce Gesù, e se viene è come lampo che fugge, ed in quel chiarore del lampo veggo il povero mondo, i suoi gravi mali, i vincoli delle nazioni che si vincolano tra loro per muovere guerre e rivoluzioni, e con ciò attirano i castighi del Cielo, e tanto gravi da distruggere città intere e popoli. Oh! Dio, com’è grande la cecità umana. Ma come finisce il lampo della sua amabile presenza, rimango più all’oscuro di prima, col pensiero dei miei poveri fratelli, sparsi nel duro esilio della vita! Ma ciò non bastava a riempire il povero mio cuore d’intense amarezze, un’altra si è aggiunta per soffocare la povera mia esistenza di quelle onde fragorose in cui travolgono la povera anima mia, cioè, la notizia della prossima stampa degli scritti sulla Santissima Volontà di Dio, che il nostro Monsignore Arcivescovo aveva dato la sua approvazione, mettendo lui l’imprimatur, e questo era nulla, il colpo più fatale per la povera anima mia è stato la notizia che non solo si doveva mettere ciò che riguardava la Divina Volontà, perché di questo, dopo tante insistenze di Nostro Signore e dei superiori, mi ero convinta che ciò lo richiedeva la gloria di Dio, e misera e piccola qual sono, non conviene oppormi a ciò che il benedetto Gesù vuole, ma quello che si doveva mettere fuori in stampa, l’ordine che Gesù ha tenuto con me e tutto ciò che mi ha detto, anche sulle altre virtù e circostanze, ciò mi è riuscito troppo doloroso, ho detto e ridetto le mie ragioni perché ciò non si facesse. Onde, mentre mi trovavo così oppressa, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno, come se sentisse il peso della mia oppressione mi ha stretto fra le sue braccia, e scotendomi mi ha detto:
(2) “Figlia mia, che c’è, che c’è? Sollevati, non voglio che stia così oppressa, invece di ringraziarmi ti opprimi? Tu devi sapere che per fare che la mia Suprema Volontà fosse conosciuta ho dovuto preparare le cose, disporre i mezzi, travolgere l’Arcivescovo con quegli atti di assoluto dominio di mia Volontà, cui l’uomo non mi può resistere, ho dovuto fare uno dei miei grandi prodigi. Credi tu che sia cosa facile ottenere l’approvazione d’un Vescovo? Com’è difficile, quanti cavilli, quante difficoltà, e se approvano è con molte restrizioni, quasi da togliere le sfumature più belle, i colori che più risaltano, a tutto ciò che la mia bontà con tanto amore ha rivelato. Non vedi tu dunque nell’approvazione dell’Arcivescovo il trionfo della mia Volontà? E quindi la grande mia gloria e la grande necessità che le conoscenze del Supremo Volere siano conosciute, e come rugiada benefica smorzino gli ardori delle passioni, come sole che sorge fuga le tenebre della volontà umana e toglie il torpore che quasi tutte le creature tengono, anche nel fare il bene, perché manca la vita del mio Volere. Le mie manifestazioni su di Esso saranno come balsamo che rimarginerà le piaghe che ha prodotto l’umana volontà. Chi avrà il bene di conoscerle si sentirà scorrere una nuova vita di luce, di grazia, di fortezza, per compiere in tutto la mia Volontà, non solo, ma comprendendo il gran male del proprio volere lo aborriranno e si scuoteranno dal durissimo giogo della volontà umana, per mettersi sotto il soave dominio della Mia. Ah! tu non sai né vedi ciò che so e vedo Io, perciò lasciami fare e non ti opprimere. Anzi, avresti dovuto premurare, spingere tu stessa colui che Io con tanto amore ho disposto che ne prendesse l’impegno, anzi dicergli che si affrettasse e che non si perda tempo. Figlia mia, il Regno della mia Volontà è incrollabile ed in queste conoscenze su di Essa ci ho messo tanta luce, grazia e attrazione, da renderlo vittorioso, in modo che come saranno conosciute, faranno dolce battaglia all’umana volontà e resteranno vinte. Queste conoscenze saranno muro altissimo e fortissimo, più che l’eden terrestre, che impediranno al nemico infernale di entrarci dentro per molestare coloro che vinti da Essa, passeranno a vivere nel Regno della mia Volontà. Perciò non ti turbare e lasciami fare, ed Io disporrò tutto perché il Fiat Supremo sia conosciuto”.