(1) La mia povera mente si sperdeva nel Divino Volere, e una luce interminabile invadeva il piccolo cerchio della mia intelligenza, e mentre questa luce mi pareva come accentrata nella mia mente, si spandeva fuori, riempiva tutta l’atmosfera, e penetrando fino nei Cieli mi pareva come accentrata nella Divinità; ma chi può dire ciò che si sentiva e comprendeva stando in quella luce? Si sentiva la pienezza della felicità, nessuna cosa poteva penetrare in quella luce che potesse adombrare la gioia, la bellezza, la forza e la penetrazione dei segreti divini e la conoscenza degli arcani supremi. Onde il mio sempre amabile Gesù, mentre io nuotavo in quella luce, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, questa luce, questo soggiorno così incantevole che non conosce né tramonto né notte è la mia Volontà, tutto è completo in Essa, felicità, fortezza, bellezza, conoscenza dell’Essere Supremo, eccetera. Questa luce così interminabile che è la nostra Volontà, uscì dal seno della Divinità come retaggio dell’uomo, la più bella eredità che potevamo dargli, Essa uscì dall’intimo del nostro seno, portando con Sé parte di tutti i nostri beni per farli ereditare dalla creatura, e formarla tutta bella e santa e a somiglianza di Colui che l’aveva creato. Vedi dunque figlia mia che significa fare e vivere nella mia Volontà, non c’è bene che esista in Cielo ed in terra che Essa non possieda, voglio che tu li conosca, altrimenti come puoi amarli e possederli e servirtene nelle diverse circostanze se tu non li conosci? Se non sai che hai una fortezza divina a tua disposizione, per un nonnulla ti abbatterai; se non sai che una bellezza divina tu possiedi, non avrai il coraggio di stare con Me alla familiare, ti sentirai dissimile da Me e non avrai l’arditezza di strapparmi che il Fiat venga a regnare sulla terra; se non conosci che tutto ciò che ho creato è tuo, non mi amerai in tutte le cose e non avrai la pienezza del vero amore; e così di tutte le altre cose. Se tu non conosci tutti i beni che possiede la mia Volontà, che non c’è cosa che ad Essa non appartiene e che tu devi possedere, succederebbe come a un povero che gli fosse dato un milione, ma senza fargli conoscere che nel suo piccolo tugurio gli è stata messa quella somma; poveretto, siccome non conosce il bene che possiede, continua la sua vita povera, mezzo digiuno, lacero vestito, e beve a sorsi le amarezze della sua povertà; ma se invece lo conosce, cambia la sua fortuna, cambia il tugurio in un palazzo, si ciba abbondantemente, veste con decenza e beve i dolci sorsi della sua ricchezza. Sicché per quanti beni uno può possedere, se non li conosce è come si non li avesse; ecco perciò la causa perché spesso spesso allargo la tua capacità e ti do altre conoscenze sulla mia Volontà, e ti fo conoscere tutto ciò che appartiene ad Essa, affinché tu non solo possieda la mia Volontà, ma tutto ciò che ad Essa appartiene. D’altronde, il mio Supremo Volere per venire a regnare nell’anima vuol trovare i suoi beni, i suoi domini, e l’anima deve farli suoi per fare che venendo a regnare in essa, trovi i suoi stessi domini dove poter distendere il suo regime, il suo comando; e se non trova Cielo e terra nell’anima, su di che deve regnare? Ecco la necessità che tutto il mio Volere vuole accentrare in te, e tu devi conoscerli, amarli e possederli, affinché stando in te potesse trovare il suo Regno, dominarlo e reggerlo”.
(3) Onde stavo pensando a ciò che Gesù mi aveva detto, e più che mai vedevo la mia piccolezza e dicevo tra me: “Come posso io accentrare tutto ciò che il Voler Divino contiene? Mi sembra che quanto più dice, più piccola divento e più incapace mi sento, quindi come può essere ciò?” E Gesù ritornando ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, tu devi sapere che la mia Mamma Celeste potette concepire Me, Verbo Eterno, nel suo seno purissimo, perché fece la Volontà di Dio come la faceva Dio, tutte le altre prerogative che possedeva, cioè, verginità, concepimento senza macchia originale, santità, mari di grazia che possedeva, non erano mezzi sufficienti per poter concepire un Dio, perché tutte queste prerogative non le davano né l’immensità, né l’onniveggenza per poter concepire un Dio immenso e che tutto vede, molto meno la fecondità di poterlo concepire; insomma, avrebbe mancato il germe per la fecondità divina. Invece col possedere il Supremo Volere come vita propria, e col fare la Volontà di Dio come la faceva Dio, ricevette il germe della fecondità divina, e con esso l’immensità, l’onniveggenza, e perciò in modo connaturale potetti concepire in Lei, non mi mancava né l’immensità, né tutto ciò che all’Essere mio appartiene. Ora figlia mia, anche per te sarà come connaturale l’accentramento di tutto ciò che alla mia Volontà appartiene, se giungerai a fare la Divina Volontà come la fa lo stesso Dio. La Volontà di Dio in te e quella che regna in Dio stesso sarà una sola, qual maraviglia dunque se tutto ciò ch’è di Dio e che questa Volontà regge, conserva e domina, sia anche tuo? Piuttosto, quello che ci vuole è che conosca ciò che ad Essa appartiene, affinché possa amare i beni che possiedi, e amandoli acquisti il diritto di possedimento. Questo fare la Volontà di Dio come la fa Dio, fu il punto più alto, più sostanzioso, più necessario per la Mamma mia per ottenere il sospirato Redentore, tutte le altre prerogative furono la parte superficiale, la decenza, il decoro che a Lei le conveniva. Così è per te, se vuoi ottenere il sospirato Fiat devi giungere a questo di fare la Volontà di Dio come la fa Dio”.