MaM
Messaggio del 1 agosto 1985:Per favorire il vostro raccoglimento interiore, ripetete spesso queste parole: “La mia anima è piena di amore come il mare, il mio cuore è pieno di pace come il fiume. Non sono santo, ma sono invitato ad esserlo”

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 19-5 Marzo 9, 1926 La Creazione forma la gloria muta di Dio. Nel creare l’uomo fu un giuoco d’azzardo, ma fallito, cui si deve rifare.

(1) La povera anima mia nuotava nel mare interminabile del Voler Divino, ed il mio sempre amabile Gesù faceva vedere in atto tutta la Creazione; che ordine, che armonia, quante svariate bellezze, ogni cosa aveva il suggello d’un amore increato che correva verso le creature, che scendendo nel fondo d’ogni cuore gridavano nel loro muto linguaggio: “Ama, ama Colui che tanto ama”. Io provavo un dolce incanto nel vedere la Creazione tutta, il suo mutismo amoroso, più che voce potente feriva il mio povero cuore, tanto, che mi sentivo venir meno, ed il mio dolce Gesù sostenendomi nelle sue braccia mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tutta la Creazione dice: “Gloria, adorazione verso il nostro Creatore, amore verso le creature”. Sicché la Creazione è una gloria, un’adorazione muta per Noi, perché non le fu concessa nessuna libertà, né di crescere né di decrescere, l’uscimmo fuori di Noi ma la restammo in Noi, cioè dentro della nostra Volontà a decantare, sebbene muta, la nostra potenza, bellezza, magnificenza e gloria, sicché siamo Noi stessi che ci decantiamo la nostra potenza, la nostra gloria, l’infinito amore nostro, potenza, bontà, armonia e bellezza; la Creazione nulla ci dà da per sé stessa, sebbene essendo essa lo sbocco di tutto il nostro Essere Divino, serve di specchio all’uomo come guardare e conoscere il suo Creatore, e le dà lezioni sublimi di ordine, d’armonie, di santità e d’amore, si può dire che lo stesso Creatore, atteggiandosi a Maestro Divino, dà tante lezioni per quante cose creò, dalla più grande alla più piccola opera che uscì dalle sue mani creatrici. Non fu così nel creare l’uomo, il nostro amore fu tanto per lui, che sorpassò tutto l’amore che avemmo nella Creazione, perciò lo dotammo di ragione, di memoria e di volontà, e mettendo la nostra Volontà come al banco nella sua la moltiplicasse, la centuplicasse, non per Noi che non avevamo bisogno, ma per suo bene, affinché non restasse come le altre cose create, mute ed in quel punto come Noi le uscimmo, ma che crescesse sempre, sempre in gloria, in ricchezze, in amore ed in somiglianza col suo Creatore, e per fare che lui potesse trovare tutti gli aiuti possibili ed immaginabili, le demmo a sua disposizione la nostra Volontà, affinché operasse con la nostra stessa potenza il bene, la crescenza, la somiglianza che voleva acquistare col suo Creatore. Il nostro amore nel creare l’uomo volle fare un giuoco d’azzardo, mettendo le cose nostre nella piccola cerchia della volontà umana come al banco: la nostra bellezza, sapienza, santità, amore, eccetera, e la nostra Volontà che doveva farsi guida e attrice del suo operato, affinché non solo lo facesse crescere a nostra somiglianza, ma le desse la forma d’un piccolo dio. Perciò il nostro dolore fu grande nel vederci respingere questi grandi beni dalla creatura, ed il nostro giuoco d’azzardo per allora andò fallito, ma per quanto fallito, era sempre un giuoco divino che poteva e doveva rifarsi del suo fallimento. Perciò, dopo tanti anni volle di nuovo il mio amore giocare d’azzardo, e fu con la mia Mamma Immacolata, in Lei il nostro giuoco non andò fallito, ebbe il suo pieno effetto, e perciò tutto le demmo e tutto a Lei affidammo, anzi si faceva a gara: Noi a dare e Lei a ricevere.

(3) Ora, tu devi sapere che il nostro amore anche con te vuol fare questo giuoco d’azzardo, affinché tu, unita con la Mamma Celeste, ci faccia vincere nel giuoco col farci rifare del fallimento che ci procurò il primo uomo, Adamo, onde la nostra Volontà rifatta nelle sue vincite può mettere di nuovo in campo i suoi beni che con tanto amore vuol dare alle creature; e come per mezzo della Vergine Santa, perché rifatto nel mio giuoco, feci sorgere il Sole della Redenzione per salvare l’umanità perduta, così per mezzo tuo farò risorgere il Sole della mia Volontà, perché faccia la sua via in mezzo alle creature. Ecco perciò la causa di tante mie grazie che verso in te, le tante mie conoscenze sulla mia Volontà, non è altro che il mio giuoco d’azzardo che sto formando in te, perciò sii attenta affinché non mi dia il più grande dei dolori che potrò ricevere in tutta la storia del mondo, che il mio secondo giuoco vada fallito. Ah! no, non me lo farai, il mio amore andrà vittorioso e la mia Volontà troverà il suo compimento”.

(4) Gesù è scomparso ed io sono rimasta impensierita su ciò che mi aveva detto, ma tutta abbandonata nel Voler Supremo. Onde tutto ciò che scrivo, lo sa solo Gesù lo strazio dell’anima mia e la mia grande ripugnanza nel mettere su carta queste cose che avrei voluto seppellire, mi sentivo di lottare con la stessa ubbidienza, ma il Fiat di Gesù l’ha vinto, e seguo a scrivere ciò che io non volevo. Quindi il mio dolce Gesù è ritornato, e vedendomi impensierita mi ha detto:

(5) “Figlia mia, perché temi? Non vuoi che Io giuochi con te? Tu non ci metterai altro di tuo che la piccola fiammella della tua volontà che Io stesso ti diedi nel crearti, sicché tutto l’azzardo dei miei beni sarà mio, non vuoi tu essere la copia della Mamma mia? Perciò vieni insieme con Me innanzi al trono divino e vi troverai la fiammella della volontà della Regina del Cielo ai piedi della Maestà Suprema, che Lei mise al giuoco divino, perché per giocare bisogna mettere sempre qualche cosa di proprio, altrimenti chi vince non ha che prendere, e chi perde non ha che lasciare. E siccome Io vinsi nel giuoco con la Mamma mia, Lei perdette la fiammella della sua volontà, ma felice perdita; con l’aver perduto la sua piccola fiammella lasciandola come omaggio continuo ai piedi del suo Creatore, formò la sua vita nel gran fuoco divino, crescendo nel pelago dei beni divini, e perciò potette ottenere il Redentore sospirato. Ora spetta a te di mettere la fiammella della tua piccola volontà accanto a quella della mia inseparabile Mamma, affinché anche tu ti formi nel fuoco divino e cresca coi riflessi del tuo Creatore, onde poter trovare grazia presso la Suprema Maestà di poter ottenere il sospirato Fiat. Queste due fiammelle si vedranno ai piedi del trono supremo per tutta l’eternità, che non hanno avuto vita propria e una ottenne la Redenzione e l’altra il compimento della mia Volontà, unico scopo della Creazione, della Redenzione e della mia rivincita del mio giuoco d’azzardo nel creare l’uomo”.

(6) In un istante mi sono trovata innanzi a quella luce inaccessibile, e la mia volontà, sotto forma di fiammella si è messa accanto a quella della mia Mamma Celeste per fare quello che essa faceva, ma chi può dire quello che si vedeva, comprendeva e faceva? Mi mancano i vocaboli e perciò faccio punto. Ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:

(7) “Figlia mia, la fiammella della tua volontà l’ho vinto e tu hai vinto la mia. Se tu non perdevi la tua non potevi vincere la mia, ora siamo tutti e due felici, ambedue siamo vittoriosi, ma guarda la grande differenza che c’è nella mia Volontà, basta fare una volta un atto, una prece, un ti amo, che prendendo posto nel Voler Supremo resta a fare sempre lo stesso atto, la prece, il ti amo, senza mai smetterlo, perché quando nella mia Volontà si fa un atto, quell’atto non è più soggetto ad interruzione, fatto una volta resta fatto per sempre, è come se sempre lo stesse facendo. L’operato dell’anima nella mia Volontà entra a parte nei modi dell’operato divino, che quando opera fa sempre lo stesso atto senza avere bisogno di ripeterlo; che saranno i tanti tuoi ti amo nella mia Volontà, che ripeteranno sempre il loro ritornello ti amo, ti amo? Saranno tante ferite per Me e mi prepareranno a concedere la grazia più grande: Che la mia Volontà sia conosciuta, amata e compiuta. Perciò nella mia Volontà le preghiere, le opere, l’amore, entrano nell’ordine divino e si può dire che sono Io stesso che prego, che opero, che amo, e che cosa potrei negare a Me stesso? Di che non potrei compiacermi?”