MaM
Messaggio del 5 agosto 2002:Cari figli, questa sera sono venuta come vostra Madre, piena di gioia. Rallegratevi anche voi. Vi chiamo alla santità. Pregate, cari figli. Soprattutto pregate nelle vostre famiglie, perchè la santità penetri nelle vostre famiglie; e invitate anche gli altri a pregare. Io prego anche per questo; prego per voi e per le famiglie qui presenti. Prego anche per i giovani che sono qui. E voi, giovani, cominciate a pregare. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 18-9 Ottobre 24, 1925 La Divina Volontà è un atto solo, immenso ed eterno che contiene tutto insieme: Creazione, Redenzione, Santificazione. Chi vive nella Divina Volontà possiede quest’atto solo, e prende parte in tutte le sue opere, formando un atto solo con il suo Dio.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio dolce Gesù me lo sentivo muovere nel mio interno, in atto di stendersi in me, come se si mettesse in agonia; io sentivo il suo rantolo di agonizzante e mi sentivo anch’io agonizzante insieme con Lui. Onde, dopo d’aver sofferto un poco insieme con Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il pensare alla mia Passione, il compatirmi nelle mie pene, mi è molto gradito, sento che non sono solo nelle mie pene, ma ho insieme con Me la compagnia della creatura, per causa della quale Io soffro e che amo tanto, e avendola insieme con Me il patire mi si rende più dolce. Com’è duro l’isolamento nel patire! Quando mi veggo solo non ho a chi affidare le mie pene, né a chi dare il frutto che le mie pene contengono, e perciò resto come affogato di pene e di amore, e perciò, il mio amore non potendone più vengo da te per soffrire in te e tu insieme con Me le pene della mia Passione in atto, per ripetere ciò che Io feci e patii nella mia Umanità. Il ripetere la mia Passione in atto nella creatura differisce da chi solo pensa e compatisce le mie pene. Quello è un atto della mia Vita che si mette al mio posto per ripetere le mie pene, ed Io sento ridarmi gli effetti, il valore d’una Vita Divina; invece, il pensare alle mie pene ed il compatirmi, è la sola compagnia che sento della creatura; ma sai tu in chi posso ripetere le mie pene in atto della mia Passione? In chi sta come centro di vita la mia Volontà. Solo la mia Volontà è un atto solo, che non ha successione d’atti; quest’atto solo è come fissato ad un punto che mai si sposta, questo punto è la Eternità, e mentre è un atto solo, è atto primo, atto interminabile, però la sua circonferenza è tanto immensa che nulla le può sfuggire, abbraccia tutto e tutti con un solo amplesso, partendo tutto da quell’atto primo come un solo atto; sicché la Creazione, la Redenzione e Santificazione è un atto solo per la Divinità, e solo perch’é un atto solo, tiene la potenza di fare suoi tutti gli atti, come se fossero uno solo. Ora, chi vive nella mia Volontà possiede quest’atto solo, e non è maraviglia che prenda parte alle pene della mia Passione come in atto; in quest’atto solo trova come in atto il suo Creatore che crea la Creazione, e lei, formando un atto solo col suo Dio, crea insieme, scorrendo come un solo atto in tutte le cose create, e forma la gloria della Creazione al suo Creatore; il suo amore brilla su tutte le cose create, gode e prende piacere di esse, le ama come cose sue e del suo Dio. In quell’atto solo lei ha una nota che fa eco a tutto l’operato divino, e dice nella sua enfasi d’amore: “Ciò che è tuo è mio, e ciò che è mio è tuo; sia gloria, onore e amore al mio Creatore”. In quest’atto solo trova in atto la Redenzione, la fa tutta sua, soffre le mie pene come se fossero sue, scorre in tutto ciò che Io feci: nelle mie preghiere, nelle mie opere, nelle mie parole; in tutto ha una nota di riparazione, di compatimento, d’amore e di sostituzione alla mia Vita. In quest’atto solo trova tutto, tutto fa suo e dovunque mette il suo ricambio d’amore, perciò il vivere nella mia Volontà è il prodigio dei prodigi, è l’incanto di Dio e di tutto il Cielo, ché veggono scorrere la piccolezza della creatura in tutte le cose del loro Creatore; come raggio solare legato a quest’atto solo si diffonde ovunque ed in tutti. Perciò ti raccomando che mai, anche a costo della tua vita, esca da quest’atto solo della mia Volontà, affinché ripeta in te come in atto, la Creazione, Redenzione e Santificazione.

(3) Vedi, anche la natura contiene le similitudini di quest’atto solo. Nell’atmosfera il sole tiene un atto solo, dacché fu creato da Dio fa sempre un atto solo. La sua luce, il suo calore sono tanto trasfusi insieme, che si rendono inseparabili l’uno dall’altro e sta sempre in atto, dall’alto, di mandare luce e calore. E mentre dall’alto non sa fare altro che un solo atto, la circonferenza della sua luce che scende nel basso è tanta, che abbraccia tutta la terra, e col suo amplesso produce innumerevoli effetti, si costituisce vita e gloria di tutte le cose create. In virtù di quest’atto solo tiene virtù di racchiudere in sé ciascuna pianta, e somministra: a chi lo sviluppo, a chi la maturazione dei frutti, a chi la dolcezza, a chi il profumo; si può dire che tutta la terra mendica dal sole la vita, e ciascuna pianta, anche il più piccolo filo d’erba, implora dal sole la sua crescenza e ciascun frutto che devono produrre; ma il sole non cambia mai azione, si gloria di fare sempre un atto solo.

(4) Anche la natura umana contiene la similitudine d’un atto solo, e questo lo contiene il palpito del cuore. Incomincia la vita umana col palpito; questo fa sempre un atto solo, non sa fare altro che palpitare, ma la virtù di questo palpito, gli effetti, sono innumerevoli sulla vita umana: come palpita e ad ogni palpito, fa circolare il sangue nelle membra, fin nelle parti estreme, e come palpita dà la forza ai piedi per camminare, alle mani d’operare, alla bocca di parlare, alla mente di pensare; somministra il calore e la forza a tutta la persona; tutto dal palpito dipende, tanto vero, che se il palpito è un po’ stentato si perde l’energia, la voglia d’operare; l’intelligenza attutita, piena di dolori; un malessere generale, e se cessa il palpito cessa la vita. La potenza d’un atto solo continuamente ripetuto è grande, molto più l’atto solo d’un Dio Eterno, che tiene virtù di far tutto con un solo atto. Perciò né il passato né il futuro esiste in quest’atto, e chi vive nella mia Volontà si trova già in questo atto solo, e come il cuore fa sempre un palpito nella natura umana, che si costituisce vita di essa, così la mia Volontà nel fondo dell’anima palpita continuamente, ma d’un palpito solo, e come palpita le dà la bellezza, la santità, la fortezza, l’amore, la bontà, la sapienza. Questo palpito racchiude Cielo e terra, è come circolazione di sangue, come circonferenza di luce si trova nei punti più alti e nelle parti più estreme. Dove questo atto solo, questo palpito dell’anima tiene pieno vigore e regna completamente, è un prodigio continuato, è il prodigio che solo sa fare un Dio e perciò si scoprono in lei nuovi cieli, nuovi abissi di grazie, verità sorprendenti. Ma se si domanda, da donde tanto bene? Risponderebbe unita al sole, insieme col palpito umano, e con l’atto solo del Dio Eterno: “Faccio una sol cosa, faccio sempre la Volontà di Dio e vivo in Essa, questo è tutto il mio segreto e tutta la mia fortuna”.

(5) Detto ciò è scomparso, ma dopo mi sono trovata fuori di me stessa, col bambinello Gesù in braccia. Era tanto pallido, tremava tutto, con le labbra livide, freddo e tanto dimagrito che faceva pietà; mi sembrava che si era rifugiato nelle mie braccia per essere difeso. Io me l’ho stretto al mio cuore per riscaldarlo, li prendevo le manine ed i piedini nelle mie mani, li stringevo per fare che non tremasse, lo baciavo e ribaciavo, gli dicevo che lo amavo tanto tanto, ma mentre ciò facevo il bambinello si coloriva, cessava dal tremare, si rifaceva tutto e si stringeva più a me. Ma mentre io credevo che restasse sempre con me, con mia sorpresa ho visto che pian pianino scendeva dalle mie ginocchia; io ho gridato tirandolo col braccio: “Gesù, dove vai, come, mi lasci?”.

(6) E Lui: “Devo andarmene”.

(7) Ed io: “E quando ritorni?”.

(8) E Gesù: “Da qui a tre anni”.

(9) E ha preso la via per andarsene. Ma chi può dire il mio dolore? Ripetevo tra me, fra le lacrime e convulsa: “Da qui a tre anni lo rivedrò, oh! Dio, come farò?” Ma era tanto il dolore che svenni e non capii più nulla; ma mentre languivo svenuta, appena ho aperto gli occhi e vedevo che aveva dato la voltata e saliva dall’altro mio ginocchio, e pian pianino si accovacciava nel mio grembo, e con le sue manine mi carezzava, mi baciava e mi ripeteva:

(10) “Chetati, chetati, ché non ti lascio”.

(11) E come mi diceva non ti lascio, così mi sentivo rinvenire, ridare la vita, e mi sono trovata in me stessa, ma con tale timore che mi sentivo morire.