(1) Passo giorni amari per la privazione del mio dolce Gesù. Oh! come rimpiango la sua amabile presenza! Anche il solo ricordo delle sue dolci parole sono ferite al mio povero cuore e dico tra me: “E adesso, dov’è? Dove rivolse i suoi passi? Dove potrei ritrovarlo? Ahi! il tutto è finito, non più lo vedrò! Non ascolterò più la sua voce, non più pregheremo insieme, come è dura la mia sorte, che strazio! Che pena! Ah! Gesù, come ti sei cambiato! Come da me sei fuggito? Ma sebbene lontana, ti mando sulle ali del tuo Volere, dovunque Tu sia, i miei baci, il mio amore, il mio grido di dolore che ti dice: “Vieni, ritorna alla povera esiliata, alla piccola neonata, che non può vivere senza di Te!” Ma mentre ciò dicevo ed altro, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno, e stendendomi le braccia mi ha stretto forte forte, ed io gli ho detto: “Mia vita, mio Gesù, non ne posso più, aiutami, dammi la forza, non mi lasciare più, portami con Te, me ne voglio venire!” E Gesù, spezzando il mio dire, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, non vuoi fare la mia Volontà?”.
(3) Ed io: “Certo che voglio fare la tua Volontà, ma anche in Cielo c’è la tua Volontà, sicché, se finora l’ho fatta in terra, d’ora in poi voglio venire a farla in Cielo, perciò, presto, portami, non mi lasciare più, mi sento che più non posso, abbi pietà di me”.
(4) E Gesù di nuovo: “Figlia mia, tu non sai che cosa è la mia Volontà in terra, si vede che dopo tante mie lezioni non l’hai ben capito. Devi sapere che l’anima che fa vivere la mia Volontà in essa, come prega, come soffre, come opera, come ama, ecc. ecc., forma un dolce incanto alle pupille divine, in modo che racchiude in quell’incanto, coi suoi atti, lo sguardo di Dio, in modo che preso dalla dolcezza di questo incanto, molti castighi che si attirano le creature coi loro gravi peccati, questo incanto ha virtù d’impedire che la mia giustizia si riversi con tutto il suo furore sulla faccia della terra, perché anche la mia giustizia subisce l’incanto della mia Volontà che opera nella creatura. Ti par poco che il Creatore veda nelle creature, vivendo ancora sulla terra, la loro Volontà operante, trionfante, dominante, con quella libertà con cui opera e domina in Cielo? Questo incanto non c’è nel Cielo, perché la mia Volontà nel mio Regno domina come in casa sua, e l’incanto viene formato in Me stesso, non fuori di Me, sicché sono Io, è la mia Volontà che incanta con una forza rapitrice tutti i beati, in modo che le loro pupille sono racchiuse nel mio incanto per bearsi eternamente; sicché non loro mi formano il dolce incanto, ma Io a loro, sicché le mie pupille sono libere, non subiscono nessuno affascinamento. Invece, la mia Volontà vivendo nella creatura che valica l’esilio, è come operante e dominante in casa della creatura, ed è perciò che mi forma l’incanto, mi affascina e fa subire al mio sguardo un’attrattiva tali da rapirmi a fissare le mie pupille su di lei, senza poterle spostare. Ah! tu non sai quanto sia necessario questo incanto in questi tempi, quanti mali verranno! I popoli saranno costretti a mangiarsi l’un l’altro; saranno presi da tale rabbia, da inferocire l’uno contro dell’altro, ma la colpa maggiore è dei capi. Poveri popoli! Hanno per capi veri carnefici, diavoli incarnati che vogliono fare carneficina dei loro fratelli. Se i mali non dovessero essere gravi, il tuo Gesù non ti lasciava come priva di lui; tu temi che sia per altre cose che ti privo di Me, no, no, rassicurati, è la mia giustizia che privandoti di Me vuole sgravarsi sulle creature. Tu però, non uscire mai dalla mia Volontà, affinché il suo dolce incanto possa risparmiare i popoli dai mali peggiori”.