(1) Avendo detto al confessore ciò che sta scritto avanti, diceva che non era convinto di ciò; che se fosse vero, questa mattina si doveva vedere il mondo cambiato, o almeno in parte. Ond’io sono restata dubbiosa e quasi con la volontà di non voler più scrivere e di non dire più nulla. Onde nel venire il mio amabile Gesù, mi sono abbandonata nelle sue braccia e ho sfogato con Lui tutto il mio cuore; gli ho detto come la pensava il confessore, e che per credere vorrebbero vedere le cose portentose, i miracoli, ecc. Quindi il mio amato Gesù stringendomi a Sé, come se al suo tocco volesse snebbiarmi dai dubbi che mi funestavano, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, coraggio, non ti abbattere; se non fosse necessario che tu scrivessi non ti avrei obbligato al sacrificio. Tu devi sapere che ogni effetto, bene, valore che ti fo conoscere sulla mia Volontà, e ciò che la creatura può fare vivendo in Essa, sono tanti gusti, esca, calamita, alimenti, armonie, profumi, luci; sicché ogni effetto che ti dico contiene ciascuno la sua proprietà distinta, quindi non manifestando tutti i beni che ci sono nel mio Volere, e dove l’anima può giungere vivendo in Esso, faresti mancare o un’esca per adescarle, o un gusto per allettarle, oppure una calamita per attirarle, un alimento per saziarle, sicché mancherebbe la perfetta armonia, il piacere dei profumi, la luce per stradarle, perciò non trovando tutti i beni possibili, cioè non conoscendoli, non avranno quella gran voglia d’elevarsi su tutte le altre cose per far vita nella mia Volontà. E poi, non ti dar pensiero di ciò che ti è stato detto, anche la mia Mamma conteneva per vita il mio Volere, eppure il mondo faceva il suo corso nel male, nulla si vide cambiato, nessun miracolo esterno si vide in Lei, eppure ciò che non fece nel basso mondo lo fece nel Cielo, col suo Creatore, col suo vivere continuo nel Volere Divino fece posto in Sé per attirare il Verbo sulla terra, cambiò la sorte dell’umano genere, fece il più grande dei miracoli che nessun altro ha fatto e che mai potrà fare, fu miracolo unico: Trasportare il Cielo in terra; chi deve fare il più non è necessario che faccia il meno. Eppure, chi sapeva nulla di ciò che faceva la mia Mamma? Ciò che faceva con l’Eterno per ottenere il gran portento della discesa del Verbo in mezzo alle creature? Si seppe solo che fu Lei la causa, da alcuni nel mio concepimento, da molti quando mi videro spirare sulla croce. Figlia mia, quanto più grande è il bene che voglio fare all’anima, e che questo bene deve scendere a bene delle umane generazioni e che deve portarmi una gloria completa, tanto più la attiro a Me e faccio maturare, stagionare questo bene tra Me e l’anima; la segrego da tutti, la rendo ignorata, e quando il mio Volere vuole che avvicini qualche creatura, ci vuole tutto il mio potere per farla sottomettersi al sacrificio, perciò lascia fare al tuo Gesù e quietati”.
(3) Ed io: “Mio Gesù, quelli hanno ragione, dicono che non veggono nessun fatto, nessun bene positivo, tutte sono parole; ed io, non che voglia nulla, quello che voglio è che faccia come vuoi Tu stesso, che faccia la tua Santissima Volontà, e ciò che passa tra me e Te resti nel segreto dei nostri cuori”.
(4) E Gesù: “Ah! figlia mia, ti piacerebbe a te che la mia Redenzione l’avessi operato tra il segreto del mio Padre Celeste e della mia cara Mamma che doveva concepirmi? E poi nessun altro doveva saperlo che Io fossi sceso sulla terra? Un bene, per quanto sia grande, se non è conosciuto non produce vita, non si moltiplica, non è amato né imitato. Sicché la mia Redenzione sarebbe stata senza effetto per parte delle creature; figlia mia, lasciali dire e fammi fare, né ti dar pensiero e fa tutto ciò che Io feci stando in terra, tanto interno quanto esterno, che non si conosce ancora né ha ricevuto il suo pieno e desiderato frutto, specie la mia Vita nascosta. Le creature quasi nulla conobbero di tutto il bene che feci, eppure servì mirabilmente e prodigiosamente presso il mio Divino Padre a preparare e far stagionare il frutto della Redenzione. Ma apparentemente Io vivevo presso le creature ignorato, povero, abietto e disprezzato; ma ciò diceva nulla, presso mio Padre Io ero quello che ero, ed il mio operato interno apriva tra il Cielo e la terra mari di luce, di grazie, di pace e di perdono. Il mio interesse era quello di aprire il Cielo a bene della terra, chiuso da tanti secoli, e che mio Padre guardasse con amore le creature; il resto, fatto ciò, verrebbe da sé, sicché non fu questo un gran bene, anzi fu il tutto, fu il lievito, il preparativo, il fondamento della Redenzione. Così è di te, è necessario che metta il lievito del mio Volere, che formi il preparativo, che getti le fondamenta, che tra te e Me ci sia sommo accordo, tra i miei atti interni ed i tuoi, per aprire il Cielo a nuove grazie, a nuove correnti, e disporre la Maestà Suprema a concedere la grazia più grande, che sia conosciuta la sua Volontà sulla terra e che viva in mezzo alle creature col suo pieno dominio, come vive in Cielo. E mentre tu ti occupi in questo, credi tu che la terra non riceva nessun bene? Ah! ti sbagli! Le generazioni corrono in un declino vertiginoso nel male; chi le sostiene? Chi impedisce che restino sommerse nella loro corsa vertiginosa, fino a scomparire dalla faccia della terra? Ricordati che non è molto che il mare ruppe i suoi confini sotto terra, minacciando d’inghiottire paesi interi, ed il tuo stesso paese stava in gran pericolo; chi arrestò quel flagello? Chi fece arrestare e chiudere le acque nei suoi confini? E’ proprio questo il grande flagello che si prepara alla brutta corsa vertiginosa delle creature, la stessa natura è stanca dai tanti mali e vorrebbe vendicare i diritti del suo Creatore, onde tutte le cose naturali vorrebbero mettersi contro dell’uomo: il mare, il fuoco, il vento, la terra, stanno per uscire dai loro confini per nuocere e colpire le generazioni per decimarle. E ti pare poco che mentre la razza umana è immersa in mali irrimediabili, Io chiamo te ed elevandoti tra il Cielo e la terra, ed immedesimandoti coi miei stessi atti ti faccio correre nella mia Volontà per preparare l’atto opposto ai tanti mali che allagano la terra, preparando il bene, cercando di vincere l’uomo col mio amore, per arrestarlo nella sua corsa vertiginosa, dandogli la cosa più grande, qual è la luce della mia Volontà, affinché conoscendola la prenda come cibo per restaurare le sue forze perdute, onde rafforzato cessi delle sue vertigini e riacquisti il passo fermo per non precipitare più nei mali? ”.
(5) Onde il mio Gesù è scomparso, ed io sono rimasta più amareggiata nel pensare alla brutta corsa vertiginosa delle creature, e allo sconvolgimento della natura che farà contro di loro. Quindi, ritornando alla preghiera, il mio Gesù è ritornato in modo compassionevole, mi pareva irrequieto, gemeva, si doleva, si stendeva in me, si volgeva ora a destra, ora a sinistra; gli domandavo: “Gesù, amor mio, che hai? Deh! Tu soffri molto, dividiamole insieme le pene, non voler essere solo, non vedi quanto Tu soffri e come non ne puoi più? ”.
(6) Ora, mentre ciò dicevo, mi son trovata fuori di me stessa, in braccio ad un sacerdote, però mentre la persona pareva sacerdote, la voce mi sembrava di Gesù, il quale mi ha detto:
(7) “Faremo una via lunghissima, sii attenta a quello che vedi”.
(8) E camminavamo senza toccare la terra, però prima io portavo lui in braccio, ma siccome m’inseguiva un cane come se mi volesse mordere, io avevo paura, perciò per togliermi la paura abbiamo cambiato posizione, Lui portava me ed io gli ho detto: “Perché non lo avete fatto prima? Mi avete fatto prendere tanta paura, ed io non vi dicevo nulla perché credevo che fosse necessario che vi portassi io, ora sono contenta, ché stando io in braccio non mi potrà fare più nulla”. Ed io dicevo: “Mi porta in braccio Gesù”.
(9) E quello ripeteva: “Porto fra le mie braccia Gesù”.
(10) Ma quel cane seguiva tutto il nostro cammino, solo che si è preso un mio piede in bocca, ma senza che me lo mordesse. Onde il cammino è stato lungo ed io domandavo spesso: “Quanta altra via ci resta? ” E lui: “Altre 100 miglia”. Poi, domandato di nuovo ha detto: “Altre 30”, e così finché siamo giunti in città. E ora, chi può dire ciò che lungo la via si vedeva? Dove paesi ridotti ad un mucchio di pietre, dove luoghi allagati ed i paesi sepolti nelle acque, dove straripavano i mari, dove i fiumi, dove si aprivano voragini di fuoco; mi sembrava che tutti gli elementi si mettevano d’accordo tra loro per nuocere alle umane generazioni e formavano sepolture per seppellirle. Di più, quello che si vedeva lungo la via e che più metteva spavento e raccapriccio, era il vedere i mali delle creature, tutto era tenebre che uscivano da loro, ma tenebre fitte, accompagnate da un’afa marciosa e velenosa; erano tante le tenebre, che molte volte non si poteva discernere che punto fosse, tutto sembrava finzione, doppiezza, e se qualche bene vi era, era tutto superficiale e apparente, ma dentro covavano i vizi più brutti e ordivano le trame più insidiose, da dispiacere maggiormente il Signore che se apertamente facessero il male, e questo in tutte le classi di persone, che tarlo che rode tutta la radice del bene! In altri punti si vedevano rivoluzioni, uccidere le persone a tradimento, ma chi può dire tutto ciò che si vedeva? Ond’io, stanca dal vedere tanti mali ripetevo spesso: “E quando finiremo questa lunga via? ” E quello che mi portava, tutto pensoso, rispondeva: “Un altro poco, non hai visto tutto ancora”. Finalmente, dopo lungo stentare mi son trovata in me stessa, nel mio letto, ed il mio dolce Gesù che continuava a lamentarsi perché soffriva molto, stendendomi le braccia mi ha detto:
(11) “Figlia mia, dammi un po’ di riposo, che non ne posso più”.
(12) E poggiando la sua testa sul mio petto, pareva che volesse dormire, ma il suo sonno non era un sonno quieto, ed io non sapendo che fare, mi son ricordata della Santissima Volontà, dove c’è pieno riposo e gli ho detto:
(13) “Amor mio, stendo la mia intelligenza nella tua Volontà per poter trovare la tua intelligenza increata, in modo che stendendo la mia nella tua faccio ombra a tutte le intelligenze create, in modo che sentirai la tua ombra frapposta a tutte le menti create, e così potrai trovare riposo alla santità della tua intelligenza; stendo la mia parola nel tuo Fiat per poter frapporre tra le voci umane l’ombra di quel Fiat onnipotente, e così potrà riposare il tuo respiro, la tua bocca; stendo le mie opere nelle tue per frapporre tra le opere delle creature l’ombra e la santità delle tue, per dar riposo alle tue mani; stendo nella tua Volontà il mio piccolo amore per farti l’ombra del tuo immenso amore, che frappongo fra tutti i cuori per dar riposo al tuo cuore affannato”.
(14) Quindi, come ciò andavo dicendo, il mio Gesù si quietava e prendeva un dolce sonno. Onde dopo qualche tempo si è svegliato, ma calmo e stringendomi mi ha detto:
(15) “Figlia mia, ho potuto riposare perché mi hai circondato delle ombre delle mie opere, del mio Fiat e del mio amore; questo è il riposo che Io dissi dopo di aver creato tutte le cose, e siccome l’uomo fu l’ultimo che venne creato, volevo riposarmi in lui, cioè in virtù della mia Volontà agente in lui, che formando in lui l’ombra mia, doveva trovare il mio riposo ed il compimento delle mie opere. Ma questo mi venne negato perché la mia Volontà non la volle fare, e fino a tanto che non trovo chi vuol vivere della mia Volontà, che adombra nell’anima la mia immagine, non trovando la mia ombra non posso riposare, perché non posso compiere le opere mie e dare l’ultima pennellata divina a tutta la Creazione. Perciò la terra ha bisogno d’essere purgata e rinnovata, ma con purghe forti, tanto che molti lasceranno la vita, e tu abbi pazienza e segui sempre la mia Volontà”.