(1) Stavo pensando a ciò che sta detto di sopra e dicevo tra me: “Possibile che il Signore benedetto dopo tanti secoli non abbia goduto le pure gioie della Creazione, e aspetta il vivere nel Divino Volere per ricevere queste gioie, questa gloria e lo scopo per cui il tutto fu creato? ” Ora, mentre ciò pensavo e altro, il mio dolce Gesù si è fatto vedere nel mio interno, e con una luce che mi mandava all’intelletto mi ha detto:
(2) “Figlia mia, le pure gioie della Creazione, i miei innocenti trastulli con la creatura li ho goduto, ma ad intervallo, non perenni, e le cose quando non sono stabili e continue accrescono maggiormente il dolore e fanno più spasimare di goderle di nuovo, e si farebbe qualunque sacrificio per renderle permanenti. In primo luogo, godetti le pure gioie della Creazione quando dopo il tutto creato, creai l’uomo, finché lui peccò. Tra lui e Noi c’era sommo accordo, gioie comuni, innocenti trastulli; le nostre braccia erano sempre aperte per abbracciarlo, per dargli nuove gioie, nuove grazie, e col dare Noi ci divertivamo tanto da formare per Noi e per lui una festa continua; per Noi il dare è gioire, è felicità, è divertimento; come peccò e ruppe la sua volontà con la nostra, tutto finì, perché non stando più in lui la pienezza della nostra Volontà, mancava la corrente di poter dare e di poter continuare la vita di felicitazioni d’ambi le parti; molto più, che mancando la nostra Volontà, mancava la larghezza e la salvaguardia di poter custodire i nostri doni.
(3) In secondo godemmo le pure gioie della Creazione quando dopo tanti secoli venne alla luce del giorno la Vergine Immacolata. Essendo Lei stata preservata anche dall’ombra della colpa e possedendo tutta la pienezza della nostra Volontà, non essendo stata tra Lei e Noi nessuna ombra di rottura tra la volontà sua e la nostra, ci furono restituite le gioie, i nostri trastulli innocenti, ci portò come in grembo tutte le feste della Creazione, e Noi le demmo tanto e ci divertimmo tanto nel dare, da arricchirla in ogni istante di nuove grazie, nuovi contenti, nuova bellezza, da non poterne più contenere. Ma l’Imperatrice creatura non durò a lungo sulla terra, passò nel Cielo e non trovammo un’altra creatura nel basso mondo che perpetuasse i nostri trastulli e ci portasse le gioie della Creazione.
(4) In terzo luogo godemmo le gioie della Creazione quando Io, Verbo Eterno scesi dal Cielo e presi la mia Umanità. Ah! la mia diletta Mamma col possedere la pienezza della mia Volontà, aveva aperto le correnti tra il Cielo e la terra, aveva messo tutto in festa, Cielo e terra, e la Divinità stando in festa, per amor di sì santa creatura, mi fece concepire nel suo verginale seno, dandole la fecondità divina per farmi compire la grand’opera della Redenzione. Se non ci fosse stata questa Vergine eccelsa, che prendesse il primato nella mia Volontà e che facesse vita perfetta nel mio Volere, vivendo in Esso come se non avesse la sua, e col fare ciò mise in corrente le gioie della Creazione e le nostre feste, mai il Verbo Eterno sarebbe venuto sulla terra per compire la Redenzione dell’uman genere. Vedi dunque come la cosa più grande, più importante, più soddisfacente, che più attira Iddio, è il vivere nel mio Volere, e chi vive in Esso vince Iddio e fa donare da Dio doni sì grandi, da far stupire Cielo e terra, e che da secoli e secoli non si avevano potuto ottenere. Oh! come la mia Umanità stando in terra e contenendo la stessa Vita del Voler Supremo, anzi era inseparabile con Me, portava in modo tutto completo alla Divinità tutte le gioie, la gloria, il contraccambio dell’amore di tutta la Creazione, e la Divinità fu tanto felicitata che mi diede il primato su tutto, il diritto di giudicare tutte le gente. Oh! quale bene ottennero le creature, sapendo che un loro fratello, che tanto le amava e tanto aveva sofferto per metterle in salvo, doveva essere il loro giudice. La Divinità, nel vedere in Me racchiuso tutto lo scopo della Creazione, come se si spogliasse di tutto mi concedette tutti i diritti su tutte le creature. Ma la mia Umanità passò in Cielo, e non restò sulla terra chi perpetuasse il vivere del tutto nel Voler Divino, e quindi elevandosi su tutti e tutto nella nostra Volontà, ci portasse le pure gioie e ci facesse continuare i nostri innocenti trastulli con una creatura terrestre, sicché le nostre gioie furono interrotte, i nostri giochi spezzati sulla faccia della terra”.
(5) Ond’io, nel sentir ciò ho detto: “Mio Gesù, come può essere ciò che Tu dici? E’ vero che la nostra Mamma passò in Cielo, la tua Umanità pure; ma non vi portaste insieme le gioie, in modo da poter continuare i vostri trastulli innocenti nel Cielo col vostro Celeste Padre? ”.
(6) E Gesù: “Le gioie del Cielo sono nostre e nessuno ce le può togliere né diminuire, invece quelle che ci vengono dalla terra stiamo in atto di farne acquisto, ed il gioco viene proprio formato nell’atto dei nuovi acquisti; tra l’acquisto della vincita o della perdita, vengono a formarsi le gioie dell’acquisto, e se resta sconfitta vengono formati i dolori.
(7) Ora veniamo a Noi, figlia mia, quando Io venni sulla terra l’uomo era tanto ingolfato nel male e tanto pieno di volontà umana, che il vivere nel mio Volere non trovava posto, ed Io nella mia Redenzione gli impetrai prima la grazia della rassegnazione alla mia Volontà, perché nel modo come si trovava era incapace di ricevere il dono più grande del vivere nel mio Volere, e poi gli impetrai la grazia più grande, come corona e compimento di tutte le grazie, il vivere nel mio Volere, affinché le nostre pure gioie della Creazione ed i nostri trastulli innocenti, riprendessero di nuovo il corso sulla faccia della terra. Vedi, son passati circa venti secoli dacché le vere, le piene gioie della Creazione sono state interrotte, perché non trovammo capacità sufficiente, spogliamento totale di volontà umana, cui potemmo affidare la proprietà del nostro Volere. Ora, per fare ciò dovevamo scegliere una creatura che più si avvicinasse ed affratellasse con le umane generazioni, se mettevo come esempio la mia Mamma, si sarebbero sentiti molto distanti da Lei, avrebbero detto: “Come non doveva vivere nel Voler Divino, se fu la Esente da ogni macchia, anche d’origine? ” Quindi avrebbero scosso le spalle e non si avrebbero dato nessun pensiero, e se mettevo come esempio la mia Umanità, si sarebbero spaventati di più e avrebbero detto: “Era Dio e Uomo, ed essendo la Volontà Divina vita sua propria, non è meraviglia il suo vivere nel Volere Supremo”. Dunque, per fare che nella mia Chiesa potesse aver vita questo vivere nella mia Volontà, dovevo fare la scala, scendere più in basso, scegliere da mezzo a loro una creatura, cui dotandola delle grazie sufficienti e facendomi strada nell’anima sua, dovevo svuotarla di tutto, facendole capire il gran male della volontà umana, in modo da aborrirla tanto da scegliere la morte anziché fare la sua volontà, e poi, facendole dono della mia Volontà Divina, atteggiandomi a maestro le ho fatto capire tutta la bellezza, la potenza, gli effetti, il valore, il modo come doveva vivere nella mia Volontà Eterna. Per fare che potesse vivere in Essa, ho stabilito in lei la legge della mia Volontà, ho fatto come ad una seconda redenzione, che stabilii il Vangelo, i sacramenti, gli insegnamenti come vita principale per poter continuare la Redenzione. Se nulla di fondo avessi lasciato, dove si dovevano appigliare? Che fare? Così ho fatto del vivere nel mio Volere, quanti insegnamenti non ti ho dato? Quante volte non ti ho condotto per mano negli eterni voli del mio Volere, e sorvolando tu su tutto il creato hai portato ai piedi della Divinità le pure gioie della Creazione, e ci siamo trastullati insieme con te? Ora, con l’aver scelto una creatura che apparentemente non ha gran disparità con loro, prenderanno coraggio, e trovando gli insegnamenti, il modo, e conoscendo il gran bene che c’è nel vivere nel mio Volere, lo faranno proprio, e così le pure gioie della Creazione ed i nostri innocenti trastulli non saranno più spezzati sulla faccia della terra, e ancorché fosse una sola per generazione che vivesse nel nostro Volere, sarà sempre festa per Noi, e nelle feste si fa sempre più sfoggio e si è sempre più largo nel dare. Oh! quanti beni otterranno alla terra mentre scherza sulla sua faccia il loro Creatore, dunque mia cara figlia sii attenta ai miei insegnamenti, perché si tratta di farmi fondare una legge non terrestre, ma celeste; non legge di sola santità, ma legge divina, legge che non farà più distinguere i cittadini terrestri dai celesti, legge d’amore che distruggendo tutto ciò che può impedire anche l’ombra dell’unione col suo Creatore, metterà in comune i suoi beni, togliendole tutte le debolezze, le miserie del peccato d’origine. La legge della mia Volontà metterà tale forza nell’anima, da servirle da dolce incanto, in modo da assopire i mali della natura e sostituirli col dolce incanto dei beni divini. Ricordati quante volte mi hai visto scrivere nel fondo dell’anima tua, era la nuova legge del vivere nel mio Volere, di cui Io mi dilettavo prima di scriverla per allargare la tua capacità, e poi mi atteggiavo a maestro per spiegartela, quante volte non mi hai visto taciturno, pensoso, nel fondo dell’anima tua? Era il grande lavorio del mio Volere che stavo formando, e tu non vedendomi parlare ti lamentavi che Io non ti volevo più bene. Ah! era proprio allora che il mio Volere sboccando su di te, allargava la tua capacità, ti confermava in Esso e ti amava di più. Perciò non voler investigare nulla di ciò che faccio, ma sicura riposati sempre nella mia Volontà”.