(1) Stavo facendo l’ora della passione quando la mia Mamma addolorata ricevette il suo morto Figlio nelle sue braccia, e lo depose nel sepolcro, e nel mio interno dicevo: “Mamma mia, insieme con Gesù ti metto nelle tue braccia tutte le anime, affinché tutte le riconosca per tuoi figli, ad uno ad uno li scriva nel tuo cuore, li deponga nelle piaghe di Gesù; sono i figli del tuo dolore immenso, e tanto basta perché li riconosca e ami, ed io voglio mettere tutte le generazioni nella Volontà Suprema, affinché nessuno vi manchi, e a nome di tutti vi do conforti, compatimenti e sollievi divini”. Ora, mentre ciò dicevo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, se sapessi quale fu il cibo con cui alimentò tutti questi figli la mia dolente Mamma”.
(3) Ed io: “Quale fu, o mio Gesù? ”.
(4) E Lui di nuovo: “Siccome tu sei la mia piccina, scelta da Me per la missione del mio Volere e vivi in quel Fiat in cui fosti creata, voglio farti sapere la storia del mio Eterno Volere, le sue gioie ed i suoi dolori, i suoi effetti, il suo valore immenso, ciò che fece, ciò che ricevette, e chi prese a cuore la sua difesa. I piccoli sono più attenti ad ascoltarmi perché non hanno la mente ripiena d’altre cose, sono come digiuni di tutto, e se si vuol dare altro cibo fanno schifo, perché essendo piccini sono abituati a prendere il solo latte della mia Volontà, che più che madre amorosa li tiene attaccati al suo divino petto per alimentarli abbondantemente, ed essi stanno con le boccucce aperte ad aspettare il latte dei miei insegnamenti, ed Io mi diverto molto; oh! com’è bello vederli ora sorridere, ora gioire e ora piangere nel sentirmi narrare la storia della mia Volontà! Dunque, l’origine della mia Volontà è eterna, mai entrò il dolore in Essa; tra le Divine persone questa Volontà era in somma concordia, anzi una sola; in ogni atto che emetteva fuori, tanto ad intra quanto ad extra, ci dava infinite gioie, nuovi contenti, felicità immensa, e quando volemmo uscire fuori la macchina della Creazione, quanta gloria, quant’armonie e onore non ci diede? Come si sprigionò il Fiat, questo Fiat diffuse la nostra bellezza, la nostra luce, la nostra potenza, l’ordine, l’armonia, l’amore, la santità, tutto, e Noi restammo glorificati dalle stesse virtù nostre, vedendo per mezzo del nostro Fiat la fioritura della nostra Divinità adombrata in tutto l’universo. Il nostro Volere non si arrestò, gonfio d’amore come stava volle creare l’uomo, e tu sai la storia di esso, perciò passo avanti. Ah! fu proprio lui che recò il primo dolore al mio Volere, cercò d’amareggiare Colui che tanto lo amava, che lo aveva reso felice. Il mio Volere pianse più che tenera madre, piange il suo figlio storpio e cieco solo perché si è sottratto dalla Volontà della madre; il mio Volere voleva essere il primo agente nell’uomo, non per altro che per dargli nuove sorprese d’amore, di gioie, di felicità, di luce, di ricchezze, voleva sempre dare, ecco perciò voleva agire, ma l’uomo volle fare la sua volontà e la ruppe con la Divina; mai l’avesse fatto! il mio Volere si ritirò, e lui precipitò nell’abisso di tutti i mali. Ora, per riannodare di nuovo queste due Volontà, ci voleva uno che contenesse in sé una Volontà Divina e perciò, Io, Verbo Eterno, amando con un amore eterno quest’uomo, decretammo fra le Divine Persone che prendessi umana carne per venire a salvarlo e riannodare le due Volontà spezzate. Ma dove scendere? Chi doveva essere colei che doveva prestare la sua carne al suo Creatore? Ecco perciò scegliemmo una creatura, ed in virtù dei meriti previsti del futuro Redentore fu esentata dalla colpa di origine, il suo volere ed il Nostro furono uno solo, fu questa Celeste Creatura che comprese la storia della nostra Volontà; Noi, come a piccina tutto le narrammo, il dolore del nostro Volere e come l’uomo ingrato con lo spezzare la sua volontà con la Nostra, aveva ristretto il nostro Volere nella cerchia divina, come inceppandolo nei suoi disegni, impedendo che potesse comunicargli i suo beni, e lo scopo per cui era stato creato; per Noi il dare è felicitarci e rendere felice chi da Noi riceve, è arricchire senza impoverire, è dare ciò che Noi siamo per natura e formarlo nella creatura per grazia, è uscire da Noi per dare ciò che possediamo; col dare il nostro amore si sfoga, il nostro Volere fa festa; se non dovevamo dare, a che pro formare la Creazione? Sicché, solo il non poter dare ai nostri figli, alle nostre care immagini, era come un lutto per la nostra Suprema Volontà; solo nel vedere l’uomo operare, parlare, camminare, senza il connesso del nostro Volere, perché da lui spezzato, e che dovevano correre a lui se era con Noi correnti di grazie, di luce, di santità, di scienza, ecc. , e non potendolo, il nostro Volere si atteggiava a dolore; in ogni atto di creatura era un dolore, perché vedevamo quell’atto vuoto del valore divino, privo di bellezza e di santità, tutto dissimile dagli atti nostri. Oh! come comprese la Celeste Piccina questo nostro sommo dolore ed il gran male dell’uomo nel sottrarsi dal nostro Volere, oh! quante volte Lei pianse a calde lacrime per il nostro dolore e per la sua grande sventura, e perciò Lei, temendo, non volle concedere neppure un atto di vita alla sua volontà, perciò si mantenne piccola, perché il suo volere non ebbe vita in Lei, come poteva farsi grande? Ma ciò che non fece Essa, fece il nostro Volere: La crebbe tutta bella, santa, divina; la arricchì tanto, che la fece la più grande di tutti, era un prodigio del nostro Volere, prodigio di grazia, di bellezza, di santità, ma Essa si mantenne sempre piccola, tanto che non scendeva mai dalle nostre braccia, e preso a petto suo la nostra difesa, ricambiò tutti gli atti dolenti del Supremo Volere, e non solo stava Lei tutta in ordine alla nostra Volontà, ma fece suoi tutti gli atti delle creature, assorbendo in Sé tutta la nostra Volontà respinta da loro, la riparò, l’amò, e tenendola come a deposito nel suo cuore verginale, preparò il cibo della nostra Volontà a tutte le creature. Vedi dunque con quale cibo alimenta i suoi figli questa Madre amantissima? Le costò tutta la sua vita, pene inaudite, la stessa Vita del Figlio suo, per fare in Lei il deposito abbondante di questo cibo della mia Volontà, per tenerlo pronto per alimentare tutti i suoi figli qual Madre tenera e amorosa, Lei non poteva amare di più i suoi figli, col dar loro questo cibo il suo amore era giunto all’ultimo grado, sicché, a tanti titoli che Essa tiene, il più bel titolo che si le potesse dare, è di Madre e Regina della Volontà Divina.
(5) Ora figlia mia, se ciò fece la mia Mamma per l’opera della Redenzione, anche tu per l’opera del Fiat Voluntas tua, la tua volontà non deve avere vita in te, e facendo tuoi tutti gli atti della mia Volontà di ciascuna creatura, li deponi in te, e mentre a nome di tutti contraccambierai la mia Volontà, formerai in te tutto il cibo necessario per alimentare tutte le generazioni col cibo della mia Volontà. Ogni detto, ogni effetto, ogni conoscenza in più di Essa, sarà un gusto di più che troveranno in questo cibo, in modo che con avidità lo mangeranno; tutto ciò che ti dico sul mio Volere servirà a stuzzicare l’appetito e a fare che nessun altro cibo prendano a costo di qualunque sacrificio. Se si dicesse che un cibo è buono, restituisce le forze, sana gli infermi, contiene tutti i gusti, anzi dà la vita, l’abbellisce, la felicita, chi non farebbe qualunque sacrificio per prendere questo cibo? Tale sarà della mia Volontà, per farla amare, desiderare, è necessaria la conoscenza, perciò sii attenta, ricevi in te questo deposito del mio Volere, affinché qual seconda Madre prepari il cibo ai nostri figli, così imiterai la mia Mamma. Ti costerà anche a te, ma a rispetto della mia Volontà qualunque sacrificio ti sembrerà nulla. Falla da piccina, non scendere mai dalle mie braccia, ed Io continuerò a narrarti la storia della mia Volontà”.