MaM
Messaggio del 23 gennaio 1984:«Continuate a pregare. Non fate ritornare in voi l’uomo vecchio. Non soffocate lo Spirito Santo. Al mattino alzatevi più presto per poter pregare di più e meglio. Scegliete poi un giorno della settimana e dedicatelo ai poveri e agli ammalati: non dimenticateli».

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 16-30 Novembre 15, 1923 I beni che contiene la Divina Volontà stanno sospesi. Festa del Divin Volere. Compito della Regina del Cielo e compito della piccola figlia del Divin Volere. Come era necessario prima la Redenzione.

(1) Mi sentivo come inabissata nel Santo Voler di Dio, ed il mio dolce Gesù, mi sembrava che nel mio interno si dilettava molto nel mandarmi luce, ed io mi sentivo come eclissata in quella luce. La mia mente me la sentivo tanto riempire che non potevo contenerla, tanto che ho detto: “Gesù, cuor mio, non sai che sono piccola? Non posso contenere ciò che Tu vuoi mettere nella mia intelligenza”.

(2) E Gesù: “Piccola figlia mia, non temere, il tuo Gesù te la farà bere a sorsi a sorsi questa luce, affinché possa riceverla e capirla. Sai tu che significa questa luce? E’ la luce della mia Volontà, è quella Volontà Divina respinta dalle altre creature, che volendo venire a regnare sulla terra vuol trovare chi la riceva, chi la comprenda, chi l’ami. Per venire a regnare vuol trovare un’anima piccola che si offra a ricevere tutti quegli atti che la Suprema Volontà aveva destinato per ciascuna creatura, per renderle felici e sante, e per darle quei beni che Essa contiene. Ora, questa felicità, santità e beni che l’Eterna Volontà usci fuori per comunicarli alla creatura, come usci fuori la Creazione tutta, stanno usciti e sospesi, e se non trova chi li riceva, per dargli tutti quegli omaggi, onori, corteggi, che le altre creature non gli hanno dato, non può venire a regnare sulla terra. Quindi, il tuo compito è di abbracciare tutte le generazioni per ricevere tutti gli atti della Suprema Volontà che esse respinsero, con tutti i beni che Essa contiene; se ciò non fai, il mio Eterno Volere non si può mettere in festa per venire a regnare, avrà le lacrime del dolore passato, come ingratamente fu respinto, e chi piange non regna, perciò vuole che gli atti del suo Volere destinati per ciascuna creatura, abbiano una riparazione, non solo, ma con amore vuol ricevere la sua felicità e ciò che essa contiene”.

(3) Ed io: “Gesù, amor mio, come posso fare ciò? Sono troppo piccina e anche cattivella, e Tu lo sai, anzi temo che non possa farlo neppure per me stessa, come potrò farlo per gli altri? ”.

(4) E Lui di nuovo: “Appunto per questo ti ho scelto e ti conservo piccina, per fare che nulla faccia da te sola, ma sempre insieme con Me. Lo so anch’Io, che come piccola non sei buona a nulla, al più a farmi sorridere con le tue piccinerie, perciò il tuo Gesù ci penserà a tutto. Questo è necessario, come fu necessario per venire a compire la Redenzione, che una nostra piccola figlia, quale fu la mia Mamma, Essa prese per suo compito di ricevere in Lei tutti gli atti della nostra Volontà respinti dalle creature, li fece suoi, li accolse con decoro, li amò, li riparò, li contraccambiò tanto da riempire tutti i loro confini, per quanto a creatura è possibile. Onde la Divinità, quando vide in questa piccola la sua Volontà reintegrata per la Creazione, non solo per Sé ma per tutti gli altri, si sentì tanto attirata, che ai tanti suoi atti di Volontà per la Creazione, emise l’atto più grande, più sublime, più prodigioso: che questa piccola fosse Colei che doveva essere innalzata alla sola e unica dignità di Madre del suo stesso Creatore. Mai Io, Verbo Eterno, potevo scendere dal Cielo se non trovasse in Lei la mia Volontà reintegrata, qual da Noi era voluto che esistesse nella creatura. Quale fu dunque la causa che mi fece venire sulla terra? La mia Volontà esistente in una piccola creatura. Che importava a Me che fosse piccola, quello che m’interessava, che la mia Volontà fosse salva in Lei, senza nessuna rottura da parte della sua volontà umana; salvata la nostra, tutti i nostri diritti erano restituiti, la creatura si metteva in ordine al suo Creatore, ed il Creatore si metteva in ordine alla creatura. Lo scopo della Creazione era già realizzato, quindi, venimmo ai fatti, che il Verbo si facesse carne, prima per redimere l’uomo, e poi, che la nostra Volontà si facesse come in Cielo così in terra. Ah! sì, fu la mia Mamma che prendendo in Sé tutta la nostra Volontà uscita per bene della Creazione, frecciò la Divinità con frecce divine, in modo che ferito dalle nostre stesse frecce, come calamita potente tirò il Verbo nel suo seno. Nulla sappiamo negare a chi possiede la nostra Volontà; vedi dunque la necessità che per dare compimento a quel Fiat che venni a portare sulla terra, che solo dalla mia Mamma fu accolto e compreso e per questo non ci fu divisione tra Me e Lei, voglio un’altra creatura che si offra a ricevere in sé tutti gli atti della mia Volontà che uscii nella Creazione, la Divinità vuol essere ferita di nuovo coi suoi stessi dardi, per dare alle generazioni questo gran bene, che la mia Volontà vi regni; essendo la cosa più grande che vuol dare, cioè la vera origine dell’uomo, non basta una volontà umana ad impetrarla, molto meno a ferirla, ma ci vuole una Volontà Divina con cui l’anima, riempiendosi, ferisca il suo Creatore con le sue stesse frecce, onde ferito apra i Cieli e faccia scendere il suo Volere sulla terra, molto più che troverà il suo nobile corteggio, tutti gli atti della sua Volontà schierati nella creatura che gli ha strappato l’atto solenne, che la sua Volontà venisse a regnare sulla terra col suo completo trionfo”.

(5) Ond’io, nel sentir ciò gli ho detto: “Mio amato bene, il tuo parlare mi confonde, anzi mi annienta tanto che mi sento una piccola neonata, che non avendo formato bene le membra, è necessario fasciarla, e mentre sono necessarie le fasce per formarmi, Tu vuoi sfasciarmi, ma per fare che? Per farmi stendere le mie infantili manine e farmi abbracciare la tua Eterna Volontà. Mio Gesù, non vedi? Non arrivo, non posso stringerla, sono troppo piccina, e poi, se tanto a Te piace che il tuo Volere regni sulla terra, perché hai aspettato tanto tempo, e perché Tu stesso quando venisti sulla terra non facesti l’uno e l’altro, cioè la Redenzione ed il Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra? Tu avevi le braccia forti e lunghe per abbracciare la tua interminabile Volontà; vedi, vedi oh! Gesù, le mie sono deboli, corte, come posso far ciò? ” E Lui di nuovo:

(6) “Povera bimba, hai ragione, il mio parlare ti confonde, la luce della mia Volontà ti eclissa e ti rende la vera neonata della Suprema Volontà; vieni fra le mie braccia, ti fascerò con le fasce della mia stessa Volontà, affinché raffermi le tue membra con la sua fortezza, così ti riuscirà facile stringere nelle tue piccole braccia quell’Eterno Volere che con tanto amore vuol venire a regnare in te”.

(7) Onde io mi son gettata nelle sua braccia, per farmi fare ciò che Gesù voleva; e poi di nuovo ha soggiunto:

(8) “Potevo benissimo fare Io l’uno e l’altro quando venni sulla terra, ma la creatura non è capace di ricevere tutto insieme l’operato del suo Creatore, ed Io stesso mi compiaccio di dare sempre nuove sorprese d’amore; e poi la creatura aveva profanato il suo gusto con la sua volontà, aveva appestato l’alito dell’anima sua con tante brutture da farmi schifo; era giunta a tanto che prendeva gusto delle cose più ributtanti, fino a farle scorrere sulle tre potenze dell’anima un liquido marcioso, da non più riconoscersi la sua nobiltà; quindi, dovevo prima con la mia Redenzione pensare a tutto questo, darle tutti i rimedi, a questi mali dargli il bagno del mio sangue per lavarli; se Io avessi voluto fare l’uno e l’altro, essendo l’uomo molto insozzato, cieco e sordo, quale lo aveva reso l’umano volere, non avrebbe avuto l’occhio dell’intelligenza per comprendere, orecchie per ascoltare, cuore per riceverla, e la mia Volontà non compresa, né trovando posto dove dimorare, avrebbe fatto di nuovo la sua voltata per il Cielo, perciò era necessario che prima comprendesse i beni della Redenzione per disporsi a comprendere il bene del Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra, e questo sarebbe successo anche per te se al principio, quando incominciai a parlarti, ti avessi parlato della mia Volontà, tu non mi avresti capito, avrei fatto come un maestro che invece d’insegnare al discepolo le prime lettere dell’alfabeto, vuole insegnare le scienze, le lingue straniere, povero ragazzo, si confonderebbe e non imparerebbe mai nulla, invece volli parlarti del patire, delle virtù, cose più adatte, più palpabili all’umana natura, che si possono chiamare l’alfabeto della vita cristiana, il linguaggio dell’esilio e di quelli che aspirano alla patria celeste. Invece la mia Volontà è il linguaggio del Cielo, e principia dove le altre scienze e virtù finiscono; Essa è Regina che domina tutto ed incorona tutti, in modo che innanzi alla Santità della mia Volontà, tutte le altre virtù s’impiccoliscono e tremano, ecco perciò volli prima farti da maestro di alfabeto, per disporre la tua intelligenza, per poi passare a farti da maestro celeste e divino, che solo se ne intende del linguaggio della patria e della scienza più alta che contiene la mia Volontà, dovevo prima toglierti il gusto di tutto, perché la volontà umana tiene questo veleno, che fa perdere il gusto della Volontà Divina. In tutte le cose create, essendo uscite da Me, Io ci avevo messo un gusto divino, e l’anima col fare la sua volontà, anche nelle cose sante, non trova questo gusto, ed Io per farti gustare la sola mia Volontà sto attento a non farti gustare nulla, affinché possa disporti a darti lezioni più sublimi della mia Volontà. Se ciò era necessario per te, molto più per tutta la Chiesa, che dovevo farle conoscere prima le cose inferiori, e poi la più superiore di tutte, qual’è la mia Volontà”.