(1) Le sue privazioni continuano, al più come lampo fuggitivo che mentre pare che voglia far luce, si rimane più all’oscuro di prima. Ora, mentre nuotavo nelle amarezze della sua privazione, il mio dolce Gesù si faceva vedere nel mio interno tutto occupato a scrivere, non con penna, ma col suo dito, che mandando raggi di luce, gli serviva quella luce come penna per scrivere nel fondo dell’anima mia; io gli volevo dire chi sa quante cose della povera anima mia, ma Lui mettendosi il dito alla bocca, mi faceva capire che zittisse, che non voleva essere distolto. Onde dopo che ha finito mi ha detto:
(2) “Figlia del mio Supremo Volere, sto scrivendo nell’anima tua la legge della mia Volontà ed il bene che Essa porta. Primo voglio scriverla nell’anima tua, e poi a poco a poco te la spiegherò”.
(3) Ed io: “Mio Gesù, voglio dirti lo stato dell’anima mia; oh! come mi sento male, dimmi perché mi lasci? Che dovrei fare per non perderti? ”.
(4) E Gesù: “Non ti affliggere figlia mia. Tu devi sapere che quando venni sulla terra, venni ad abolire le leggi antiche, altre a perfezionarne, ma con l’abolirle non mi esentai di osservare quelle leggi, anzi le osservai nel modo più perfetto che non lo facevano gli altri, ma dovendo unire in Me l’antico ed il nuovo, volli osservarle per dare compimento alle leggi antiche, mettendone il suggello dell’abolimento, e dar principio alla legge nuova che Io venni a stabilire sulla terra, legge di grazia e d’amore in cui racchiudevo tutti i sacrifici in Me, dovendo essere Io il vero ed il solo sacrificato, quindi tutti gli altri sacrifici non erano più necessari, perché essendo Io uomo e Dio, era più che sufficiente a soddisfare per tutti.
(5) Ora figlia diletta mia, volendo fare di te un’immagine più perfetta di Me e dar principio ad una santità così nobile e Divina, qual’è il Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra, voglio accentrare in te tutti gli stati d’animo che ci sono stati finora nel cammino della santità, e come tu li soffri e passi facendo ciò nel mio Volere, Io ne do il compimento, l’incorono, e abbellendoli ne metto il suggello. Tutto deve finire nella mia Volontà, e dove le altre santità finiscono, la santità del mio Volere, essendo nobile e divina, tiene per sgabello tutte le altre santità e dà il suo principio, perciò lasciami fare, fammi ripetere la mia Vita e ciò che feci nella Redenzione con tanto amore, ora con più amore voglio ripeterlo in te, per dar principio a che la mi Volontà, le sue leggi, siano conosciute, ma ne voglio il tuo volere unito e sperduto nel mio”.