MaM
Messaggio del 2 marzo 2007:Oggi vi parlerò di quello che avete dimenticato. Cari figli, il mio nome è amore, per questo sono con voi così tanto del vostro tempo, e questo è amore, perchè un grande amore mi manda. Cerco da voi lo stesso. Chiedo l'amore nelle vostre famiglie. Chiedo che nel vostro fratello riconosciate l'amore. Solo così, tramite l'amore, vedrete il volto del più grande amore. Che il digiuno e la preghiera siano la vostra guida. Aprite i vostri cuori all'amore, anzi alla salvezza. Grazie.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 15-30 Giugno 18, 1923 Prodigi, meraviglie, eccessi d’amore di Gesù nel istituire il Santissimo Sacramento, e comunicarsi Sé stesso.

(1) Mi sentivo tutta assorbita nella Santissima Volontà di Dio, ed il benedetto Gesù mi faceva presenti, come in atto, tutti gli atti della sua Vita sulla terra; e siccome lo avevo ricevuto sacramentato nel mio povero cuore, mi faceva vedere come in atto, nel suo Santissimo Volere, quando il mio dolce Gesù, istituendo il Santissimo Sacramento, comunicò Sé stesso. Quante meraviglie, quanti prodigi, quanti eccessi d’amore in questo comunicare Sé stesso, la mia mente si sperdeva in tanti prodigi divini, ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia diletta del mio Supremo Volere, la mia Volontà contiene tutto, conserva tutte le opere divine come in atto e niente si fa sfuggire, e a chi in Essa vive vuol far conoscere i beni che contiene. Onde voglio farti conoscere la causa perché volli ricevere Me stesso nell’istituire il Santissimo Sacramento. Il prodigio era grande ed incomprensibile a mente umana; la creatura ricevere un Uomo e Dio, racchiudere nell’essere finito l’infinito, ed a questo Essere infinito dargli gli onori divini, il decoro, l’abitazione degna di Lui, era tanto astruso ed incomprensibile questo mistero, che gli stessi apostoli, mentre credettero con facilità all’incarnazione ed a tant’altri misteri, dinanzi a questo rimasero turbati ed il loro intelletto ricalcitrava alla credenza, e ci volle il mio dire ripetuto per arrenderli; quindi come fare? Io che lo istituivo dovevo pensarci a tutto, che mentre la creatura doveva ricevermi, alla Divinità non dovevano mancare gli onori, il decoro divino, l’abitazione degna di Dio. Perciò figlia mia, mentre istituivo il Santissimo Sacramento, la mia Volontà Eterna unita alla mia volontà umana, fece presenti tutte le ostie che fino alle fine dei secoli dovevano subire la consacrazione sacramentale, ed Io una per una le guardai e le consumai, e vidi la mia Vita Sacramentale in ogni ostia, palpitante, che voleva darsi alle creature. La mia Umanità, a nome di tutta l’umana famiglia, prese l’impegno per tutti e diede l’abitazione in sé stessa a ciascun ostia, e la mia Divinità, che era inseparabile da Me, circondò ogni ostia sacramentale con onori, lodi e benedizioni divine per fare degno decoro alla mia Maestà, sicché ogni ostia sacramentale fu deposta in Me, e contiene l’abitazione della mia Umanità ed il corteggio degli onori della mia Divinità, altrimenti come potevo discendere nella creatura? E fu solo per questo che tollerai i sacrilegi, le freddezze, le irriverenze, le ingratitudini, essendo che ricevendo Me stesso misi in salvo il mio decoro, gli onori, l’abitazione che ci voleva alla mia stessa persona. Se non avessi ricevuto Me stesso, Io non avrei potuto scendere in loro, ed a loro avrebbe mancato la via, la porta, i mezzi per ricevermi.

(3) Così è mio solito in tutte le opere mie, le faccio una volta per dare vita a tutte le altre volte che si ripetono, unendole al primo atto come se fosse un atto solo, cosicché la potenza, l’immensità, l’onniveggenza della mia Volontà, mi fece abbracciare tutti i secoli, mi fece presenti i comunicandi e tutte le ostie sacramentali, e ricevetti tante volte Me stesso per far passare da Me, Me stesso in ogni creatura. Chi mai ha pensato a tanto mio amore? Che per scendere nei cuori delle creature, Io dovevo ricevere Me stesso per mettere in salvo i diritti divini, e poter dare a loro non solo Me stesso, ma gli stessi atti che Io feci nel ricevermi, per disporle e dargli quasi il diritto di potermi ricevere”.

(4) Io son rimasta meravigliata, e come se volessi dubitare, e Gesù ha soggiunto:

(5) “Perché ne dubiti? Non è questo forse l’operare da Dio? E questo solo atto, formare tanti atti per quanti ne vogliono fruire, mentre è un solo atto? Non fu lo stesso per l’atto dell’incarnazione, della mia Vita e della mia Passione? Una sol volta m’incarnai, una fu la mia Vita, una la Passione, eppure questa incarnazione, Vita e Passione è per tutti e per ciascuno, come se fosse per lui solo, sicché stanno ancora come in atto e per ciascuno, come se ora mi stessi incarnando e soffrendo la mia Passione, se ciò non fosse non opererei da Dio, ma da creatura, che non contenendo un potere divino, non può farsi di tutti né può darsi a tutti. ”

(6) Ora figlia mia, voglio dirti un altro eccesso del mio amore: Chi fa la mia Volontà e vive in Essa, viene ad abbracciare l’operato della mia Umanità, perché Io amo tanto che la creatura si renda simile a Me, e siccome il mio Volere ed il suo sono uno solo, Esso si prende piacere e trastullandosi, depone nella creatura tutto il bene che contengo, e faccio il deposito in lei delle stesse ostie sacramentali. La mia Volontà che essa contiene le presta e le circonda con decoro, omaggi ed onori divini, ed Io tutto a lei affido, perché sono certo di mettere al sicuro il mio operato, perché la mia Volontà si fa attore, spettatore e custode di tutti i miei beni, delle mie opere e della mia stessa Vita”.