(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi son trovata fuori di me stessa, mi pareva di fare una via lunghissima, dove incontravo tanta gente: chi faceva orrore a vederli, chi parevano demoni incarnati, pochissimi i buoni. La via era tanto lunga che non finiva mai, ed io stanca volevo ritornare in me stessa, ma una persona a me vicino me lo impediva dicendomi:
(2) “Avanti, cammina, devi giungere al principio, e per giungere a ciò devi passare tutte le generazioni, devi averle tutte sott’occhio per portarle al tuo Creatore. Il tuo principio è Dio, e tu devi giungere a quel punto dell’eternità quando l’Eterno creava l’uomo, per ricevere tutti i vincoli della Creazione e riannodare tutte le armonie che possono esistere tra Creatore e creatura”.
(3) Quindi una forza suprema mi faceva andare avanti, ed ero costretta a vedere i mali della terra e quelli che verranno, purtroppo raccapriccianti. Onde dopo ciò ho trovato il mio dolce Gesù, ed io, stanca, mi son gettata nelle sue braccia dicendogli:
(4) “Amor mio, che via lunga ho dovuto attraversare, mi parevano secoli che non ti vedevo e che non trovavo Colui che forma la mia Vita”.
(5) E Gesù, tutto amore: “Ah! sì figlia mia, riposati nelle mie braccia, vieni nel tuo principio da donde uscisti, anch’Io ti aspettavo con ansia per ricevere da te nel mio Volere tutto ciò che la Creazione mi deve, e per dare a te nel mio stesso Volere tutto ciò che devo dare a tutta la Creazione. La sola mia Volontà può mettere al sicuro e custodire con gelosia tutti i beni che voglio dare alla creatura, fuori della mia Volontà i miei beni sono sempre in pericolo e mal custoditi, invece in Essa, Io abbondo e do ad una ciò che dovrei dare a tutte, perciò voglio vincolare in te la Creazione tutta, voglio metterti nel punto primo della creazione dell’uomo; è mio solito trattare al tu per tu con una sola creatura ciò che voglio darle e quello che voglio da lei, e poi da questa far derivare i beni agli altri. Ah! figlia mia, Io avevo creato l’uomo come un fiore che doveva crescere, colorirsi, profumarsi nella mia stessa Divinità, col sottrarsi dalla mia Volontà successe a lui come ad un fiore che si strappa da una pianta, finché sta nella pianta il fiore è bello, vivace nel suo colore, olezzante nel suo profumo; strappato dalla pianta appassisce, scolorisce, si trasforma in brutto e giunge a dare un cattivo odore. Qual sorte fu la sua e qual dolore per Me, che con tanto amore volevo crescere questo fiore nella mia Divinità per deliziarmi e ricrearmi con lui! Ora questo fiore strappato, voglio di nuovo con la mia onnipotenza, voglio farlo sbocciare col trapiantarlo di nuovo nel seno della mia Divinità, ma voglio un’anima che voglia vivere nel seno del mio Volere, lei sarà il seme che mi presterà, e la mia Volontà farà tutto il resto, così ritorneranno le mie delizie della Creazione, mi ricreerò con questo mistico fiore e mi rifarò della Creazione”.