(1) Stavo pensando tra me: “Chi sa in che cosa l’ho offeso, che il mio dolce Gesù non viene secondo il suo solito? Come può essere mai possibile che senza nulla, la bontà del suo cuore santissimo, che facilmente trascende verso chi lo ama, deva resistere a tante mie chiamate?” Ora, mentre a ciò ed altro pensavo, è uscito da dentro il mio interno, e coprendomi tutta sotto d’un manto di fulgidissima luce, in modo che io non vedevo altro che luce, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, di che temi? Vedi, per farti stare al sicuro e ben difesa, ti ho circuita sotto di questo manto di luce, affinché nessuna creatura e nessuna cosa possa recarti danno, e poi, perché vuoi perdere il tempo col pensare che mi hai offeso? Per chi vive nel mio Volere il veleno della colpa non è entrato, e poi, il tuo Gesù ti fulminerebbe se ti vedesse anche con piccole macchie di peccati, e ti metterei fuori dal cerchio della mia Volontà, e tu perderesti subito l’attitudine d’operare nel mio Volere. Ah! figlia, la santità nel mio Volere non è conosciuta ancora; ogni specie di santità ha la sua distinzione speciale, molti, nel sentire che vengo spesso da te si fanno maraviglia, non essendo stato mio solito farlo con altre anime. La santità nel mio Volere è inseparabile da Me, e per elevarla al livello divino mi è necessario tenerla, o immedesimata con la mia Umanità, o nella luce della mia Divinità; altrimenti, come potrebbe l’anima tenere l’attitudine del suo operato nel mio Volere, se il mio operato ed il suo non fosse uno solo? Ora, l’anima che vive nel mio Volere prende parte a tutti i miei attributi, ed insieme con Me corre ad ogni atto mio, quindi deve correre con Me anche agli atti di giustizia, ecco perciò che quando voglio castigare ti nascondo la mia Umanità, la quale è più accessibile all’umana natura, e tu, ai riverberi della mia Umanità senti l’amore e la compassione che ho verso le anime, e mi strappi i flagelli con cui voglio colpirle. Quando poi le creature ne fanno tante che mi costringono a colpirle, nascondendoti la mia Umanità ti elevo nella luce della mia Divinità, la quale assorbendoti e beandoti in Essa, tu non senti i riverbi della mia Umanità, ed Io restando libero colpisco le creature, sicché, o ti manifesto la mia Umanità facendoti concorrere insieme con Me agli atti di misericordia verso le creature, o ti assorbo nella luce della mia Divinità facendoti concorrere agli atti di giustizia, è sempre con Me che tu stai, anzi, quando ti assorbo nella luce della mia Divinità, è più grande grazia che ti faccio, e tu perché non vedi la mia Umanità ti lamenti che ti privo di Me, e non apprezzi la grazia che ricevi”.
(3) Ed io, nel sentire che concorrevo agli atti di giustizia, spaventata ho detto: “Sicché amor mio, ora che stai colpendo le creature facendo crollare le abitazioni, sono io insieme con Te nel far ciò? No, no, il Cielo mi guardi di toccare i mie fratelli. Quando Tu vorrai colpirli io mi farò piccola nel tuo Volere, non mi diffonderò in Esso, affinché non prenda parte a ciò che fai Tu; in tutto voglio fare ciò che fai, ma in questo di colpire le creature, non mai”.
(4) E Gesù: “Perché ti spaventi? Nel mio Volere non puoi esimerti dal fare ciò che faccio Io, la cosa è connaturale, ed è proprio questa la santità nel mio Volere: nulla fare di proprio, ma fare ciò che fa Dio. E poi, la mia giustizia è santità e amore, è equilibrare i diritti divini; se non avessi la giustizia mancherebbe tutta la pienezza della perfezione alla mia Divinità, così, se tu vuoi vivere nel mio Volere e non vuoi prendere parte agli atti di giustizia, la santità fatta nel mio Volere non avrebbe il suo pieno compimento, sono due acque fuse insieme, che l’una è costretta a fare ciò che fa l’altra; invece se sono separate, ognuna fa la sua via. Così la Volontà mia e la tua sono le due acque fuse insieme, e ciò che fa l’una deve fare l’altra, perciò sempre nella mia Volontà ti voglio”.
(5) Onde mi sono abbandonata tutta nella sua Volontà, ma sentivo gran ripugnanza per la giustizia, ed il mio dolce Gesù ritornando mi ha detto:
(6) “Se sapessi come mi pesa l’usare giustizia, e quanto amo la creatura! Tutta la Creazione è per Me come il corpo all’anima, come la corteccia al frutto, Io sono in continuo atto immediato con l’uomo, ma le cose create mi nascondono, come il corpo nasconde l’anima, ma se non fosse per l’anima il corpo non avrebbe vita, così si mi ritirassi dalle cose create tutte resterebbero senza vita, sicché in tutte le cose create Io visito l’uomo, lo tocco e gli do la vita: Sto nascosto nel fuoco, e lo visito col calore; se Io non ci fossi, il fuoco non avrebbe calore, sarebbe fuoco dipinto e senza vita, e mentre Io visito l’uomo nel fuoco, lui non mi riconosce né mi dà un saluto. Sto nell’acqua e lo visito col dissetarlo, se Io non ci fossi, l’acqua non disseterebbe, sarebbe acqua morta; e mentre Io lo visito, lui mi passa avanti senza farmi un inchino. Sto nascosto nel cibo e visito l’uomo col dargli la sostanza, la forza, il gusto; se Io non ci fossi, l’uomo prendendo il cibo resterebbe digiuno, eppure, ingrato, mentre si ciba di Me mi volta le spalle. Sto nascosto nel sole e lo visito con la mia luce, quasi ad ogni istante, ma ingrato mi ricambia con continue offese. In tutte le cose lo visito: nell’aria che respira, nel fiore che olezza, nel venticello che rinfresca, nel tuono che colpisce, in tutto; le mie visite sono innumerevoli, vedi quanto lo amo? E tu stando nella mia volontà, sei insieme con Me a visitare l’uomo e a dargli la vita, perciò non ti spaventare se qualche volta concorri alla giustizia”.