(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio dolce Gesù si faceva vedere tutto afflitto, quasi in atto di dar corso alla giustizia, ma come sforzato dalle stesse creature. Io l’ho pregato che risparmiasse i flagelli e Lui mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tra Creatore e creatura non ci sono altro che correnti d’amore, il peccato spezza questa corrente ed apre la corrente della giustizia; la mia giustizia difende i diritti del mio amore oltraggiato, del mio amore spezzato tra Creatore e creatura, e facendosi strada in mezzo a loro vorrebbe riunire questo amore spezzato. Ah! se l’uomo non peccasse, la mia giustizia non avrebbe che ci fare con la creatura; come incomincia la colpa, così la giustizia si mette in via, credi tu che volessi colpire l’uomo? No, no, anzi mi duole, mi è duro il toccarlo, ma è lui stesso che mi sforza e m’induce a colpirlo. Tu prega che l’uomo si ravveda, così la giustizia riunendo subito la corrente dell’amore potrà ritirarsi”.