(1) Mi sentivo molto amareggiata, ed il mio dolce Gesù nel venire, tutta stringendomi a Sé mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la tua afflizione mi pesa sul mio cuore, più che se fosse mia, e non posso soffrire che tu sia così amareggiata, ed a qualunque costo voglio vederti felice, voglio vedere sul tuo labbro spuntare di nuovo il sorriso che porta la beatitudine del mio Volere; dimmi dunque, che vuoi per renderti di nuovo felice? Possibile che dopo tanto tempo che tu nulla mi hai negato, Io non debba darti ciò che tu vuoi e renderti contenta?”
(3) Ed io: “Amor mio, quello che voglio, che mi dia grazia che io faccia sempre, sempre il tuo Volere, questo mi basta. Quanto temo che ciò non facessi, non è questa la più grande sventura, che non facessi anche nella più piccola cosa la tua Volontà? Eppure le tue proposte, le tue stesse premure a questo m’inducono, perché vedo che, non perch’è la tua Volontà, ma perché vuoi rendermi felice e svuotare il mio cuore dall’amarezza di cui è come inzuppato, Tu vuoi fare la volontà mia, ah! Gesù, Gesù, non permettere, e se vuoi rendermi felice, alla tua potenza non mancano altri modi per togliermi dalla mia afflizione”.
(4) E Gesù: “Figlia mia, figlia mia, figlia della mia Volontà, no, non temere, questo non sarà mai, che i nostri volere restino neppure lesi, se sarà necessario un miracolo lo farò, ma i nostri volere non si disgiungeranno giammai, perciò quietati a questo riguardo e sollevati. Senti, il mio Essere è portato da una forza irresistibile a comunicarsi alla creatura, ho tante altre cose da dirti ancora, tant’altre verità che tu non conosci, e tutte le mie verità portano la felicità che ciascuna possiede, e quante verità l’anima conosce, tante diverse felicità acquista. Ora, trovando il tuo cuore amareggiato si sentono ombrata la loro felicità, e non possono comunicarsi liberamente. Io sono come un padre felice, e che possiede la pienezza di tutta la felicità e che vuol rendere felici tutti i suoi figli. Ora, se vede un figlio che veramente lo ama, e lo vede mesto, pensoso, a qualunque costo vuole rendere felice suo figlio e toglierlo da quell’imbarazzo, e se il padre conosce che quella mestizia è per causa dell’amore che porta al padre, oh! allora non si dà pace ed usa tutte le arti e fa qualunque sacrificio per rendere felice suo figlio. Tale sono Io, e siccome so che la tua afflizione è per causa mia, se non ti vedo ritornare di nuovo al tuo stato di letizia, ed improntata dalla mia felicità, Io mi renderò infelice aspettando che ritorni nelle braccia della mia felicità”.