(1) Passo i miei giorni amarissimi, il mio povero cuore è come pietrificato dal dolore della privazione di chi forma la mia vita, il mio tutto, e sebbene rassegnata, però non posso fare a meno di lamentarmi col mio dolce Gesù quando quasi di volo, o mi passa davanti o si muove nel mio interno, e ricordo che in questi lamenti una volta mi disse:
(2) “L’abbandono in Me è immagine di due torrenti, che uno si scarica nell’altro con tale impeto, che le acque si confondo insieme, che formando onde di acqua altissime giungono fino a toccare il cielo, da rimanere asciutto il letto di quei torrenti; e lo scroscio di quelle acque, il loro mormorio, è tanto dolce ed armonioso, che il cielo nel vedersi toccato da quelle acque, si sente onorato e risplende di nuova bellezza, ed i santi a coro dicono: “Questo è il dolce suono e l’armonia che rapisce di un’anima che si è abbandonata in Dio; come è bello, come è bello!”
(3) Un altro giorno mi disse: “Di che temi? Abbandonati in Me e resterai circondata da Me come dentro d’un circolo, in modo che se vengono nemici, occasioni, pericoli, avranno che ci fare con Me, non con te, ed Io risponderò per te. Il vero abbandono in Me è riposo per l’anima e per Me lavoro e se l’anima è inquieta, significa che non sta abbandonata in Me; giusta pena a chi vuol vivere a sé è l’inquietudine, facendo a Me un gran torto ed a sé un gran danno”.
(4) Un altro giorno mi lamentavo più forte ancora, ed il mio amabile Gesù, tutto bontà mi disse:
(5) “Figlia mia, chetati, questo tuo stato è il vuoto che si sta formando al secondo preparativo dei nuovi castighi che verranno. Leggi bene in ciò che ti ho fatto scrivere e troverai che non tutti i castighi si son verificati ancora; quante altre città saranno distrutte, le nazioni continueranno a schierarsi, una nemica dell’altra, e dell’Italia? Le sue nazioni amiche si faranno le sue più fiere nemiche, perciò pazienza figlia mia, quando il tutto sarà preparato per richiamare l’uomo, verrò come prima da te, e pregheremo e piangeremo insieme per l’uomo ingrato. Tu però non uscire mai dal mio Volere, che essendo il mio Volere eterno, ciò che si fa nella mia Volontà acquista un valore eterno, immenso, infinito, è come moneta che sorge e che mai esaurisce, i più piccoli atti fatti nel mio Volere restano scritti a caratteri incancellabili: “Siamo atti eterni, perché un Voler eterno ci ha animati, formati e compiuti”. Succede come ad un vaso di creta in cui si mette il liquido oro, e l’artefice da quell’oro liquefatto vi forma gli oggetti d’oro. Forse perché quell’oro è stato liquefatto nel vaso di creta si dice che non è oro? Certo che no; l’oro è sempre oro in qualunque vaso si potesse liquefare. Ora, il vaso di creta è l’anima, la mia Volontà è l’oro, l’atto d’operare della creatura nella mia Volontà, concuoce la mia Volontà con la sua e si liquefanno insieme, e da quel liquido, Io, divino artefice, formo gli atti d’oro eterno, in modo che Io posso dire che sono i miei, e l’anima può dire che sono i suoi”.