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Messaggio del 23 agosto 1984:«Pregate, pregate, pregate».

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 12-95 Marzo 20, 1919 Le morti e le pene che la Divinità faceva soffrire all’Umanità di Gesù per ogni anima, non furono solo d’intenzione ma reali.

(1) La mia povera mente me la sentivo immersa nelle pene del mio amabile Gesù, e siccome mi era stato detto che sembrava impossibile che Gesù potesse soffrire tante morti e tante pene per ciascuno come sta detto di sopra, il mio Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il mio Volere contiene il potere di tutto, bastava che solo il volesse, che ciò potesse succedere; e se ciò non fosse, allora il mio Volere, nel potere, doveva contenere un limite, mentre in tutte le cose mie sono senza limiti ed infinito, ed è perciò che tutto ciò che voglio, faccio. Ah! quanto poco sono compreso dalle creature, perciò non amato. Onde, vieni tu nella mia Umanità, e ti farò veder e toccare con mano ciò che ti ho detto”.

(3) In questo mentre mi son trovata in Gesù, cui l’era inseparabile la Divinità ed il Volere Eterno; e questo Volere, sol che lo voleva, creava le morti ripetute, le pene senza numero, i colpi senza flagelli, le punture acutissime senza spine, con una facilità, come quando con un solo Fiat creava miliardi di stelle, non ci vollero tanti Fiat per quante stelle creava, ma bastò uno solo; ma con ciò non uscì alla luce una sola stella e le altre rimasero nella mente divina, oppure nell’intenzione, ma tutte in realtà uscirono, e ciascuna ebbe la luce propria per ornare la nostra atmosfera; così pareva nel cielo dell’Umanità santissima di Nostro Signore, che il Divin Volere col suo Fiat creatore, creava la vita e la morte per quante volte voleva. Onde, trovandomi in Gesù, mi son trovata a quel punto quando Gesù soffriva la flagellazione dalle mani divine solo che il Voler Eterno l’ha voluto, senza colpi, senza sferze, le carni dell’Umanità di Gesù cadevano a brandelli, si formavano i solchi profondi, ma in modo sì straziante nelle parti più intime. Era tanta l’ubbidienza di Gesù a quel Voler Divino, che da per sé stessa si scioglieva, ma in modo sì doloroso, che la flagellazione che gli davano i Giudei, si può dire che fu l’immagine, o l’ombra di quella che subiva da parte del Voler Eterno, e poi, solo che il Voler Divino voleva, quell’Umanità si componeva; così succedeva quando subiva le morti per ciascun’anima, e tutto il resto. Io ho preso parte a queste pene di Gesù, ed oh! come comprendevo al vivo che il Voler Divino può farci morire quante volte vuole e poi ridarci la vita. Oh! Dio, sono cose inenarrabili, eccessi d’amore, misteri profondi, quasi inconcepibili a mente creata; io mi sentivo incapace di ritornare alla vita, all’uso dei sensi, al moto dopo quelle pene sofferte ed il mio benedetto Gesù mi ha detto:

(4) “Figlia del mio Volere, il mio Volere ti ha dato le pene ed il mio Volere ti ridona la vita, il moto e tutto. Ti chiamerò spesso nella mia Divinità a prendere parte alle tante morti e pene che in realtà soffrii per ciascun’anima, non come pensano alcuni, che fu solo nella mia Volontà o che solo intendevo di dar vita a ciascuno. Falso! falso! non conoscono il prodigio, l’amore ed il potere del mio Volere; tu che ne hai conosciuto in qualche modo la realtà delle tante morti subite per tutti, non metterne dubbio, ma amami e siimi riconoscenti per tutti, e starai pronta quando il mio Volere ti chiami”.