(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù mi tira sempre nel suo Volere; che abisso interminabile, onde mi ha detto:
(2) “Figlia mia, vedi un po’ come la mia Umanità nuotava nel Divin Volere, alla quale tu dovresti imitare”.
(3) In questo mentre mi è parso innanzi alla mente di vedere un sole, però non così piccolo come quello che splende sul nostro orizzonte, ma tanto grande da sorpassare tutta la superficie della terra; anzi, non si vedeva dove giungevano i suoi confini, ed i raggi che spandeva facendole incantevole armonia, andavano all’in su all’in giù, e penetravano ovunque. In questo centro del sole vedevo l’Umanità di Nostro Signore, del quale sole si nutriva e formava tutta la sua vita, tutto del sole riceveva e tutto le ridava, e come pioggia benefica si spandeva su tutta l’umana famiglia, che vista incantevole. Onde il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(4) “Hai visto come ti voglio? Il sole che tu vedi è la mia Volontà, in cui la mia Umanità stava come nel suo proprio centro, tutto dal mio Volere riceveva, nessun altro cibo entrò in Me, neppure l’alimento d’un pensiero, d’una parola o respiro entrò in Me che fosse alimentato di cibo estraneo alla mia Volontà; era giusto che tutto dovevo ridare a Lei. Così voglio te, nel centro del mio Volere, da cui prenderai l’alimento di tutto; guardati bene di prendere altro alimento, scenderesti dalla tua nobiltà e ti degraderesti, come quelle regine che si abbassano a prendere alimenti vili e sporchi, indegni di loro, e come prendi devi subito ridarmi tutto, sicché non farai altro che prendere e darmi, così anche tu formerai un’incantevole armonia tra Me e te”.