(1) Continuando il mio solito stato, il mio povero cuore me lo sentivo oppresso ed in pene amare, che non è necessario qui dirle, ed il mio sempre amabile Gesù, venendo mi ha detto:
(2) “Figlia mia, Io mando le pene alle creature affinché nelle pene trovino Me. Io sono come involto nelle pene, e se l’anima soffre con pazienza, con amore, rompe l’involto che mi copre e trova Me; altrimenti Io resterò nascosto nella pena, e lei non avrà il bene di trovarmi, ed Io non avrò il bene di rivelarmi”.
(3) Poi ha soggiunto: “Io sento una forza irresistibile di spandermi verso le creature, vorrei spandere la mia bellezza per farle tutte belle, ma la creatura imbrattandosi con la colpa, respinge la bellezza divina e si copre di bruttezza; vorrei spandere il mio amore, ma queste amando ciò che non è mio, vivono intirizzite dal freddo, ed il mio amore resta respinto; tutto vorrei comunicarmi all’uomo, tutto adombrarlo nelle mie stesse qualità, ma sono respinto, e respingendomi forma un muro di divisione tra Me e lui, da giungere a rompere qualunque comunicazione tra la creatura ed il Creatore. Ma con tutto ciò, Io continuo a spandermi, non mi ritiro, per poter trovare qualcuno almeno che riceva le mie qualità, e trovandolo le raddoppio le grazie, le centuplico, mi verso tutto in lui, da farne un portento di grazia.
(4) Perciò togli quest’oppressione dal tuo cuore; riversati in Me, ed Io mi verserò in te. Te l’ha detto Gesù e basta, non pensare a nulla ed Io farò e ci penserò a tutto”.