(1) Stavo afflitta per le privazioni del mio dolce Gesù, e se viene, mentre respiro un po’ di vita resto più afflitta nel vederlo più afflitto di me, e che non ne vuol sapere di placarsi, perché le creature lo costringono, gli strappano altri flagelli; ma mentre flagella piange la sorte dell’uomo e si nasconde dentro, dentro del cuore, quasi per non vedere ciò che soffre l’uomo, pare che non si può più vivere in questi tristi tempi, eppure pare che si sta al principio. Onde il mio dolce Gesù, stando io impensierita della mia dura e triste sorte di dover stare spesso spesso priva di Lui, è venuto gettandomi un braccio al collo e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, non accrescere le mie pene con l’impensierirti, sono gia troppe, Io non mi aspetto questo da te, anzi voglio che faccia tue le mie pene, le mie preghiere, tutto Me stesso, in modo che Io possa trovare in te un altro Me stesso, in questi tempi voglio grandi soddisfazioni, e solo chi fa suo Me stesso me le può dare. E ciò che in Me trovò il Padre, cioè, gloria, compiacimento, amore, soddisfazioni intere, perfette, a bene di tutti, Io lo voglio trovare in queste anime, come altrettanti Gesù che mi rendano la pariglia, e queste intenzioni le devi ripetere in ogni ora della Passione che fai, in ogni azione, in tutto, e se Io non trovo le mie soddisfazioni, ah! , per il mondo è finita! I flagelli pioveranno a torrenti, ah figlia mia! , ah figlia mia! “.
(3) E ha scomparso.