(1) Questa mattina, il mio sempre amabile Gesù è venuto crocifisso e mi partecipava le sue pene, e mi ha tirato a Sé, tanto nel mare della sua passione, che quasi passo per passo la seguivo, ma chi può dire tutto ciò che comprendevo, sono tante che non so da dove prendere, dico solo che nel vederlo strappare la corona di spine, le spine mantenevano il sangue per non farlo del tutto uscire, nel strappare la corona di spine quel sangue è sboccato fuori da quei piccoli fori e pioveva a larghi rivi sulla faccia, sopra i capelli e poi andava scendendo su tutta la persona di Gesù.
(2) E Gesù: “Figlia, queste spine che mi pungono la testa, pungeranno l’orgoglio, la superbia, le piaghe più nascoste, per farle uscire fuori il pus che contengono, e le spine intinte del mio sangue le risaneranno e restituiranno la corona che il peccato le aveva tolto”.
(3) E poi Gesù mi faceva passare ad altri passi della Passione, ma io mi sentivo trafiggere il cuore nel vederlo tanto soffrire, e Lui quasi per sollevarmi ha ripreso a parlare del suo Santo Volere:
(4) “Figlia mia, il mio centro sulla terra è l’anima che fa la mia Volontà. Vedi, il sole sulla terra spande la luce ovunque, ma vi tiene il suo centro. Io nel Cielo sono vita di ciascuno dei beati, ma vi ho il mio centro, il mio trono; così in terra mi trovo dappertutto, ma il mio centro, il luogo dove erigo il mio trono per regnare, i miei carismi, le mie compiacenze, i miei trionfi ed il mio stesso cuore palpitante, tutto Me stesso si trova, come in proprio centro nell’anima che fa la mia Santissima Volontà. Tanto è immedesimata con Me quest’anima, che mi diventa inseparabile, e tutta la mia sapienza e potenza non sa trovare mezzi come disgiungersi menomamente da lei”.
(5) Poi ha soggiunto: “L’amore ha le sue ansie, i desideri, gli ardori, le sue irrequietezze; la mia Volontà è riposo perpetuo, e sai perché? Perché l’amore contiene il principio, il mezzo e la fine dell’opera, quindi per venire a fine, si suscitano le ansie, le irrequietezze, ed in queste molto d’umano si mescola ed imperfetto, e se non uniscono passo a passo Volontà mia e amore, povero Amore, come resta disonorato, anche nelle opere più grandi e più sante. Invece la mia Volontà opera in un atto semplice, dando l’anima tutta l’attitudine dell’opera alla mia Volontà, e mentre la mia Volontà opera lei riposa, quindi, non operando l’anima ma la mia Volontà in essa, non ci sono ansie né irrequietezze, e sono scevre da qualunque imperfezione”.