(1) Il mio adorabile Gesù faceva compassione, piangeva tanto tanto, poggiava il suo volto sul mio e le lacrime me le sentivo venire sopra di me. Io, vedendolo piangere piangevo pure e dicevo: “Che hai, oh Gesù che piangi? Deh! non piangere, vi prego versi a me, fa parte a me delle tue amarezze, ma non piangere, ché mi sento morire per il dolore. Povero Gesù, che ti hanno fatto?” E lo carezzavo, lo baciavo per quietargli il pianto.
(2) E Gesù: “Ah! figlia mia, tu non sai quanto me ne fanno, se tu lo vedessi moriresti di dolore. Che poi tu dici che non devo far venire gli stranieri, a quel che fanno me lo stanno strappando loro stessi questo flagello, loro mi hanno strappato il flagello della guerra; loro, che li distruggesse le città, perciò figlia mia, pazienza”.
(3) Ed io: “Nel vederti piangere mi sento spezzate le braccia e non so dirvi di non farlo, solo ti dico: Porta a me prima, ché stando in Cielo penserò come quelli del Cielo, ma stando in terra non penserò come quelli del Cielo, e quindi mi sento che non posso resistere a vedere tutto ciò”. Onde pareva che era tanto il dolore di Gesù e la necessità che uno lo sollevasse, che si è stato quasi sempre insieme con me, ed io ora gli parlavo d’amore, or lo riparavo, or pregavo insieme, or le vedevo la testa se tenesse la corona di spine per toglierla. E Gesù aveva voglia di starsi, pareva che tutto si faceva fare; erano tanti i peccati che si commettevano, che sfuggiva di andare in mezzo alle gente. Poi ha versato un po’ di liquore dolce, dicendomi che:
(4) “Anche tu hai bisogno d’essere rinfrancata”.
(5) Oh! quanto è buono Gesù!