(1) Trovandomi molto afflitta per il povero mio stato, mi sentivo nauseante a me stessa, ed abominevole presso Dio. Mi sentivo che il Signore mi avesse lasciato a metà del cammino, e senza di Lui non ci posso andare più avanti, mi sento che non più vuol servirsi di me per risparmiare il mondo dai castighi, e quindi ha allontanato da me croci, spine, ha rotto tutta la partecipazione della Passione, comunicazioni; solo quello che veggo è che sta all’erta di farmi stare in pace. Mio Dio, che pena, se Tu stesso non mi tenessi distratta da queste mie perdite di croci, di Te, e tutto, io ne morrei di dolore. Ah! se non fosse per il tuo Santo Volere, in qual mare di mali vi sarei caduta! Ah! tienimi sempre nel tuo Santo Volere, e ciò mi basta.
(2) Ora, trovandomi nel solito mio stato, piangevo e dicevo tra me: “Il buon Gesù non ha fatto nessun conto di me, né degli anni di letto, né dei sacrifici, di niente, altrimenti non mi avrebbe lasciato, e piangevo, piangevo. In questo mentre, me lo sono sentito muovere nel mio interno, ed ho perduto i sensi, ed anche fuori di me continuavo a piangere. Ed allora, come se si avesse aperto una porta nel mio interno, ed ho visto Gesù. Io mi sentivo corrucciata e non gli dicevo niente, solo piangevo. Gesù mi ha detto:
(3) “Chetati, chetati, non piangere, se tu piangi Io mi sento toccare il cuore e vengo meno d’amore per te. Vuoi tu accrescere le mie pene per cagione dell’amor tuo?”
(4) Poi ha soggiunto, prendendo un’aria maestosa e come sedendosi nel mio cuore sopra d’un trono, pareva che teneva una penna in mano e scriveva, ed a me rivolto mi ha detto:
(5) “Vedi se non tengo conto delle cose tue, non solo degli anni di letto, di sacrifici, ma anche dei pensieri che fai per Me; scrivo i tuoi affetti, i tuoi desideri, tutto, tutto, ed anche quello che vorresti fare, vorresti soffrire, e perché Io non te lo concedo, tu non fai. Tutto numero, peso e misuro, affinché niente venga disperso e di tutto venga ricompensata; e come scrivo, così le conservo nel mio proprio cuore”.
(6) Poi, non si dire come, mentre prima stavo nel mio interno, poi io mi trovavo in Gesù; pareva che la testa di Gesù stesse al posto della mia testa, e tutte le mie membra gli servivano di corpo; ed ha ripetuto:
(7) “Vedi come ti tengo, come membra del mio stesso corpo”.
(8) Ed è scomparso. Dopo poco, essendo ritornato Gesù ed io continuando a starmene afflitta, e di tanto in tanto erompevo in pianto, mi ha detto:
(9) “Figlia mia, coraggio, non ti ho lasciato, piuttosto mi sto nascosto, perché se mi facessi vedere come prima, tu mi legheresti dappertutto, ed Io non potrei in niente castigare il mondo. Né ti ho lasciato a mezzo cammino; non ti ricordi quali sono questi anni dello scorcio del tuo vivere? Sono gli anni voluti dal tuo confessore, non ti ricordi che non una volta, ma per ben quattro o cinque volte ti sei trovata a lottare con Me, Io che ti volevo portare, e tu dicevi, l’ubbidienza non voleva, e mentre Io ti avevo preparato per poterti portare con Me, ero costretto a lasciarti di nuovo. Vedi ora le conseguenze che ne porti, sono anni di sosta e di pazienza; la carità e l’ubbidienza hanno le loro spine, che fanno larghe ferite e fanno sanguinare il cuore, ma fanno sbocciare le rose più rubiconde, odorose e belle; perché vedendo nel tuo confessore il frutto del suo buon volere e la carità e il timore che il mondo potesse essere castigato, per ciò, vi ho concorso in qualche modo; ma se Io non avessi trovato nessuno che mi avesse pregato ed interposto, di certo non saresti stata qui. Ma via, coraggio, non sarà poi tanto lungo l’esilio, e ti prometto che verrà un giorno che più non mi farò vincere da nessuno”.
(10) Chi può dire in quali amarezze io nuoto, confortata, sì, ma amareggiata fino nelle midolla delle ossa, e non posso ricordarmi di ciò senza piangere, tanto, che nel dirlo al confessore, tanta era la foga delle lacrime che pareva che m’inquietassi con lui, e veramente gli ho detto: “Voi siete stato la causa dei miei mali”.