(1) Continuando il mio solito stato, appena in un lampo di luce si è fatto vedere e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, non c’è cosa che possa superare l’amore, né la dottrina né la dignità, molto meno la nobiltà. Al più, chi se ne serve a bene di fare delle speculazioni intorno al mio Essere mi può conoscere più o meno; ma chi giunge a farmi suo proprio oggetto? L’amore. Chi giunge a mangiarmi come si fa d’un cibo? L’amore. Chi ama mi divora; chi mi ama, in ogni particella del suo essere trova immedesimato il mio Essere. Passa differenza tra chi mi ama davvero e gli altri di qualunque condizione o qualità siano, tra chi conosce un oggetto prezioso, lo apprezza, lo stima, ma non è cosa sua, e tra chi possiede quell’oggetto prezioso come suo proprio. Chi è più fortunato tra questi, chi lo conosce o chi lo possiede? Certo chi lo possiede. Sicché supplisce per la dottrina e la supera; supplisce alla dignità e supera tutte le dignità, dandole la dignità divina; supplisce per tutto e supera tutto”.