MaM
Messaggio del 16 marzo 2010:Cari figli, gioite anche voi con me, io vi porto la pace e l’amore, portate l’amore e la pace in famiglia e agli altri, siate i miei portatori di pace. Cari figli, vi invito questa sera pregate nelle vostre famiglie e specialmente in questo periodo davanti alla Croce. Cari figli, la vostra Madre prega con voi. Grazie perché mi avete accettato e vivete i miei messaggi.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 9-2 Aprile 1, 1909 Gesù ingemma all’anima con le gemme che escono dal dolore.

(1) Sentendomi molto sofferente, fino a non potermi muovere, stavo offrendo le mie piccole sofferenze con quelle di Gesù, e con quella intensità d’amore con cui Lui intendeva di glorificare il Padre, di riparare le nostre colpe, e tutti quei beni che ci impetrò con le sue sofferenze, e dicevo tra me: “Faccio conto che queste mie sofferenze siano un mio martirio, che i dolori siano i carnefici, che il letto l’eculeo, che l’immobilità le funi che mi tengono legata per rendermi più cara ed amante del mio sommo bene. Ma carnefici io non ne veggo, dunque chi è il mio carnefice, che non solo nell’esterno del corpo, ma anche nelle parti più intime, fino nel fondo dell’anima mi lacera, mi fa a brani, tanto che il cerchio della vita mi pare che volesse crepare? Ah! il mio carnefice è proprio Gesù benedetto!” In questo mentre, quasi dentro d’un lampo mi ha detto:

(2) “Figlia mia, troppo onore per te essere Io tuo carnefice. Io non faccio altro che come uno sposo, che dovendo sposare la sua sposa e farla uscire in pubblico, per farle fare una bella comparsa, e per farla degna di sé, non si fida di nessuno, neppure della sua stessa sposa, ma lui stesso la vuole lavare, pettinare, vestirla, ornarla con le gemme, coi brillanti, questo è un onore grande per una sposa, molto più che non avrà nessun pensiero: “Piacerò io al mio sposo o no? Gradirà egli come sono ornata o mi riprenderà come stolta, non avendo saputo indovinare il modo come meglio piacergli? Così faccio Io con le mie spose dilette, è tanto l’amore che le porto che non mi fido di nessuno; sono costretto a farle anche da carnefice, ma carnefice amoroso. Ed ora le faccio una lavata, or una pettinata, ora a vestirla un po’ più bella, ora ad ingemmarla, ma non con le gemme che caccia la terra, che è cosa tutta superficiale, ma con le gemme che faccio uscire dal fondo dell’anima, dalle parti più intime, che si formano col tocco delle mie dita che crea il dolore, e dal dolore escono le gemme; converte la volontà in oro e questa volontà convertita in oro dalle mie stesse mani, ne manderà fuori di tutti i colori, e le corone più belle, e le vesti più magnifiche, e i fiori più odorosi e le musiche più gradite; ed Io, con le mie stesse mani, come le faccio produrre così le andrò tutte assestando per ornarla sempre di più. Tutto ciò passa con le anime sofferenti, quindi non ho Io ragione di dirti: Troppo onore per te?”