(1) Avendo letto un libro dove parlava della varietà dei modi d’operare interiormente, e come Gesù ricompensava queste anime con capitale grande di grazia e con sovrabbondanza d’amore, onde io paragonavo tutto ciò che avevo letto ai tanti modi e ai tanti atti svariati che Gesù mi aveva insegnato nel mio interno, che messi a confronto con quelli del libro, mi parevano tanto vasti quanto può essere il mare a confronto d’un piccolo fiume. E dicevo tra me: “Se ciò è vero, chi sa quanta grazia verserà in me e quanto bene mi vorrà il mio sempre amabile Gesù!” Onde trovandomi nel solito mio stato, quando appena è venuto il buon Gesù, e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tu non sai bene ancora che significa essere eletta vittima. Come Io con l’essere vittima racchiusi in Me tutto l’operato delle creature, le loro soddisfazioni, riparazioni ed adorazioni, ringraziamenti, sicché per tutti e per ciascuno Io feci ciò che loro erano tenuti. Sicché, essendo tu vittima è inutile paragonarti agli altri, dovendo racchiudere in te non il modo di uno ma la varietà del modo di ciascuno, e dovendo Io farti supplire per tutti e per ciascuno, di conseguenza ne viene che debbo darti la grazia, non che do ad uno solo, ma la grazia da equivalere a quello che do a tutto l’assieme delle creature. Quindi anche l’amore deve superare a tutto quello che voglio a tutto l’assieme delle creature, perché grazia ed amore vanno sempre uniti insieme, hanno un solo passo, una sola misura, un solo volere; l’amore tira la grazia, la grazia tira l’amore, sono inseparabili. Ecco perché tu vedi il mare vastissimo che Io ho messo in te, ed il piccolo fiume negli altri”.
(3) Io ne sono rimasta sbalordita, paragonando tanta grazia a tanta mia ingratitudine, e a tanta mia cattiveria.