(1) Continuando il mio solito stato, pieno di amarezze e di privazioni, per poco questa mattina è venuto il benedetto Gesù, ed io mi lamentavo con Lui del mio stato, ed invece di rispondermi si stringeva più con me. Dopo poi, senza rispondere a ciò che io dicevo, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, l’anima veramente amante non si contenta d’amarmi con l’ansietà, coi desideri, con gli slanci, ma allora è contenta quando giunge a farne suo cibo e quotidiano nutrimento, allora l’amore si fa sodo, serio, va sperdendo tutte quelle leggerezze d’amore, a cui la creatura è soggetta. E siccome ne fa suo cibo, è diffuso in tutte le membra, e stando diffuso in tutto, ha la forza di sostenere le vampe dell’amore che la consumano e le danno vita, e contenendo l’amore in sé stesso, possedendolo, non sente più quei vivi desideri, quelle ansietà, ma sente solo d’amare più l’amore che possiede. Questo è l’amore dei beati in Cielo, questo è lo stesso mio amore; i beati bruciano, ma senza ansietà, senza strepito, con sodezza, con serietà ammirabile. Questo è il segno se l’anima giunge a nutrirsi d’amore, quanto più perde le fattezze dell’amore umano; ché se si vedono solo desideri, ansietà, slanci, è segno che l’amore non è suo cibo, è qualche particella di sé che ha dedicato all’amore, onde non essendo tutta, non ha forza di contenerlo, e fa quegli slanci d’amore umano, essendo queste tale molto volubili, senza stabilità nelle cose loro; invece le prime sono stabili, come quei monti che mai si smuovono”.