(1) Continuando il mio solito stato, mi sono trovata fuori di me stessa, dentro d’un giardino, in cui vedevo la Regina Mamma messa su d’un altissimo trono. Io ardevo di andare su per baciarle la mano, e mentre mi sforzavo d’andare, Lei mi è venuta incontro, scoccandomi un bacio in viso. Nel guardarla ho visto nel suo interno come un globo di luce, e dentro di quella luce stava la parola Fiat, e da quella parola scendevano tanti diversi, interminabili mari di virtù, grazie, grandezze, gloria, gioie, bellezze, ed il tutto che nell’assieme contiene la nostra Regina Mamma, sicché tutte erano radicate in quel Fiat, e dal Fiat avevano principio tutti i suoi beni. Oh! Fiat onnipotente, fecondo, santo, chi ti può comprendere? Io mi sento muta; è tanto grande che non so dir niente; perciò faccio punto. Onde io la guardavo meravigliata, e Lei mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutta la mia Santità è uscita da dentro la parola Fiat. Io non mi smovevo neppure per un respiro, né un passo, né un’azione, tutto, tutto, se non da dentro la Volontà di Dio; la mia vita era la Volontà di Dio, il mio cibo, il mio tutto, e questo mi produceva tale santità, ricchezze, glorie, onori, ma non umani ma Divini. Sicché quanto più l’anima è unita, immedesimata con la Volontà di Dio, tanto più si può dire santa, tanto più è amata da Dio, e quanto più amata più favorita, perché la vita di questa non è altro che il riprodotto della Volontà di Dio; e può non amarla se è la sua stessa cosa? Sicché non si deve guardare al molto o al piccolo che si fa, ma piuttosto se è voluto da Dio, perché il Signore guarda più il piccolo fare, se è secondo la sua Volontà, che il grande senza di questa”.