(1) Questa mattina, nel venire il benedetto Gesù, pareva che portava un manto nero, ed avvicinandosi pareva che mi mettesse sotto, dicendomi:
(2) “Così ravvolgerò le creature, come sotto d’un nero ammanto”.
(3) Ed è scomparso. Io sono rimasta impensierita per qualche castigo, e lo pregavo che ritornasse, non potendo più stare senza di Lui, ma come infastidita per quella vista di prima. Onde dopo molto stentare è venuto, portando in mano una coppa piena d’un liquore, mi ha dato a bere e dopo ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, le anime pacifiche mangiano alla mia stessa mensa e bevono alla mia coppa, ed il Divino frecciatore non fa altro che frecciarle continuamente, e nessuna freccia resta fallita; tutte, tutte feriscono l’anima amante, e l’anima viene meno, ed il Divino frecciatore continua le sue frecce, le quali or la fanno morire d’amore, or le restituiscono novella vita d’amore, e l’anima dalle sue ferite scocca i dardi per ferire chi l’ha tanto ferita. Sicché l’anima pacifica è la delizia ed il giuoco di Dio; mentre le anime torbide, se il Divino frecciatore le freccie, le frecce vanno fallite per l’anima, e Lui ne resta amareggiato, e formano il giuoco ed il gusto diabolico”.