(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sono trovata fuori di me stessa insieme col mio adorabile Gesù, e vedendolo coronato di spine Gliela ho tolta, e con ambi le mani me l’ho messa sulla mia testa, premendola ben bene. Oh! come sentivo penetrarmi le punture, ma mi sentivo felice di soffrire, per alleggerire le pene di Gesù. Poi ho detto: “Mio buon Gesù, ditemi, resta molto tempo per portarmi al Cielo?”
(2) E Lui: “Anzi, pochissimo”.
(3) Ed io: “Il vostro poco possono essere dieci, vent’anni. Già ne conto quarantadue”.
(4) E Lui: “Non è vero; i tuoi anni non sono altro che dacché incominciasti ad essere vittima; la mia bontà ti chiamò, e tu puoi dire che d’allora incominciasti a vivere davvero. E come ti chiamai a vivere la mia vita in terra, così fra poco ti chiamerò a vivere la mia vita in Cielo”.
(5) In questo mentre, dalle mani del benedetto Gesù uscivano due colonne, e che formavano poi una sola, e che le teneva poggiate sulle mie spalle ben forte, senza che io potessi spostarmi di sotto; e che chiamandomi non stava chi andasse a mettere le spalle sotto a quelle colonne, e rimanevano sospese nelle sue mani, e stando sospese succedevano stragi d’ogni sorta, e comprendevo che queste colonne erano la Chiesa e il mondo, uscite dalle sue Santissime mani, e tenute nelle sue sante piaghe; sempre lì staranno, ma se il buon Gesù non avrà dove appoggiarle, si stancherà ben presto a tenerle sospese nelle sue mani, e guai, ma guai da far raccapricciare, sono tali e tanti, che credo meglio farne silenzio.