(1) Dicendo al confessore ciò che ho detto di sopra, si è già inquietato, ché voleva assolutamente che dovevo oppormi al Signore, che l’ubbidienza non voleva; ché io mi sentivo più male, il pensiero di tante privazioni del benedetto Gesù che mi aveva tanto scottato e riscottato al vivo, mi faceva anelare al Cielo. La mia povera umanità la sentivo al vivo e andava borbottando contro l’ubbidienza. La mia povera anima me la sentivo come sotto d’un torchio e non mi sapevo decidere. In questo mentre è venuto Nostro Signore con un arco di luce fra le sue mani, ed è uscita una falce anche di luce e toccava l’arco che Gesù benedetto teneva fra le sue mani, e l’arco toccato è restato assorbito in Cristo, ed è scomparso senza darmi tempo di dire ciò che voleva l’ubbidienza. Io comprendevo che l’arco era l’anima mia e la falce la morte.