(1) Avendo fatto la comunione, stavo pensando alla benignità di Nostro Signore nel darsi in cibo ad una sì povera creatura, quale io sono, e come potrei corrispondere ad un sì gran favore? Mentre ciò pensavo, il benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come Io mi fo cibo della creatura, così la creatura può farsi mio cibo, convertendo tutto il suo interno per mio alimento, dimodochè pensieri, affetti, desideri, inclinazioni, palpiti, sospiri, amore, tutto, tutto dovrebbero tendere a Me, ed Io vedendo il vero frutto del mio cibo, qual è di divinizzare l’anima e convertire tutto in Me, mi verrei a cibare dell’anima, cioè dei suoi pensieri, del suo amore e di tutto il suo resto. Così l’anima mi potrebbe dire: “Come Tu sei giunto a farti cibo mio e darmi tutto, anch’io mi sono fatta cibo tuo, non resta altro da darvi, perché tutto ciò che sono, tutto è tuo”.
(3) In questo mentre comprendevo l’ingratitudine enorme delle creature, ché mentre Gesù si benigna di giungere a tale eccesso d’amore da farsi nostro cibo, noi poi gli neghiamo il suo cibo, e lo facciamo stare digiuno.