(1) Continuando il solito mio stato e stando con somma amarezza per le continue privazioni del mio adorabile Gesù, quando appena si ha fatto vedere dicendomi:
(2) “Figlia mia, la prima mina che si deve menare nell’interno dell’anima è la mortificazione, e quando questa mina si getta nell’anima, atterra tutto ed immola tutto a Dio, perché nell’anima ci sono come tanti palazzi, ma tutti di vizi, come sarebbe l’orgoglio, la disubbidienza, e tant’altri vizi, e la mina della mortificazione atterrando tutto, vi riedifica tanti altri palazzi di virtù, immolandoli e sacrificandoli tutti alla gloria di Dio”.
(3) Detto ciò è scomparso, e dopo poco è venuto il demonio che voleva molestarmi solo, ed io senza prendere paura gli ho detto: “A che pro molestarmi? Quando tu sei un’altro per farti vedere più bravo prendi un bastone e battimi fino a non farmi lasciare neppure una goccia di sangue, intendendo però, che ogni goccia di sangue che spargo sia un attestato di più d’amore, di riparazione e di gloria che intendo di dare al mio Dio”.
(4) E quello: “Non me ne trovo bastoni da poterti battere, e se vado a prenderlo tu non mi aspetti”.
(5) Ed io: “Va pure che qui ti aspetto”. E così se n’è andato, restando io con la ferma volontà d’aspettarlo, quando con mia sorpresa ho visto che avendosi incontrato con un altro demonio, andavano dicendo: “E’ inutile che ritorniamo, a che pro battere quando deve servire a nostro danno e con nostra perdita? E’ buono far soffrire a chi non vuole soffrire, perché quello offende Dio, ma chi vuole soffrire, ci facciamo male con le nostre mani”. E così non è più ritornato, restando io mortificata.