(1) Non avendo potuto ricevere la comunione questa mattina, me ne stavo tutta afflitta, ma rassegnata, e pensavo tra me che se non fosse stato che mi trovavo in questa posizione di stare in letto, e d’essere vittima, certamente l’avrei potuto ricevere, e dicevo al Signore: “Vedi, lo stato di vittima mi sottopone al sacrificio di privarmi di ricevere Te in sacramento, almeno accetta il sacrificio di privarmi di Te per contentare Te, come un atto più intenso d’amore per Te, ché almeno il pensare che la tua stessa privazione attesta di più il mio amore per Te, raddolcisce l’amarezza della tua privazione”. E mentre ciò dicevo, le lacrime mi scendevano dagli occhi, ma oh bontà del mio buon Gesù, non appena mi sono assopita, senza farmi tanto aspettare e cercare secondo il solito, è venuto subito e mettendomi le mani al volto, tutta mi carezzava e mi diceva:
(2) “Figlia mia, povera figlia, coraggio, la mia privazione eccita maggiormente il desiderio, ed in questo desiderio eccitato l’anima respira Dio, e Dio, sentendosi più acceso da questo eccitamento dell’anima, respira l’anima, ed in questo respirarsi a vicenda Dio e l’anima, s’accende maggiormente la sete dell’amore, ed essendo l’amore fuoco, vi forma il purgatorio dell’anima, e questo purgatorio d’amore le serve non d’una sola comunione al giorno, come permette la Chiesa, ma d’una continua comunione, per quanto è continuo il respiro, ma tutte comunioni di purissimo amore, solo di spirito e non di corpo, ed essendo lo spirito più perfetto, ne avviene che l’amore è più intenso. Così ripago Io, non chi non vuole ricevermi, ma chi non può ricevermi, privandosi di Me per contentare Me”.