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Messaggio del 18 marzo 2020:Cari figli, mio Figlio come Dio ha sempre guardato oltre il tempo. Io come sua Madre, attraverso Lui, vedo nel tempo. Vedo cose belle e tristi. Ma vedo che c'è ancora amore e che esso deve essere riconosciuto. Figli miei, non potete essere felici se non vi amate, se non avete amore in ogni situazione e in ogni momento della vostra vita. E io, come Madre, vengo da voi con amore. Lasciate che vi aiuti a riconoscere il vero amore per conoscere mio Figlio. Perciò vi invito di essere sempre più assetati di amore, fede e speranza. L’unica fonte dalla quale potete bere è la fiducia in Dio, mio Figlio. Figli miei, nei momenti del tormento e di rinuncia cercate soltanto il volto di mio Figlio. Vivete le sue parole e non abbiate paura. Pregate e amate con sentimenti onesti, buone azioni e aiutate il mondo a cambiare e il mio cuore a vincere. Come il mio Figlio, anch'io vi dico amatevi gli uni gli altri perché senza amore non c'e' salvezza. Grazie figli miei!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 4-144 Settembre 5, 1902 Gesù, gli angeli, i santi, la stimolano d’andarsene con loro; il confessore si oppone.

(1) Continuavo a sentirmi male, ed il confessore continuava a star fermo, anzi ad inquietarsi ché non l’ubbidivo in riguardo a non morire, ed a pregare il Signore che mi facesse cessare la sofferenza. D’altra parte mi sentivo stimolata da Gesù benedetto, dai santi, dagli angeli, d’andarmene con loro, che or mi trovavo con Gesù, ed ora insieme coi cittadini celesti. In questo stato, mi sentivo torturata, non sapevo io stessa che fare, ma però me ne stavo quieta, temendo che se mi portava non mi trovassi in punto d’andarmene spedita con Gesù, onde tutta nelle sue mani m’abbandonavo. Ora mentre mi trovavo in questa posizione vedevo il confessore ed altri che pregavano per non farmi morire, e Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, mi sento violentato, non vedi che non vogliono che Io ti porti?”

(3) Ed io: “Anch’io mi sento violentata, davvero che mettere una povera creatura a questa tortura meriterebbero una pena”.

(4) E Gesù: “Qual pena vuoi che le dia?”

(5) Ed io non sapendo che dire innanzi a quella fonte di carità inesauribile ho detto: “Dolce Signore mio, siccome la santità porta con sé il sacrificio, fateli santi; che se non altro, loro avranno l’intento di tenermi con loro ed io avrò l’intento di vederli santi, avendo loro la pazienza di sentire la pena che porta con sé la santità”.

(6) Gesù nel sentirmi si è tutto compiaciuto e mi ha baciato dicendomi:

(7) “Bravo alla mia diletta, hai saputo scegliere l’ottimo, per il loro bene, e per la mia gloria. Sicché per ora si deve cedere, riserbandomi in altra occasione di portarti subito, non dandoli tempo di poterci fare violenza”.

(8) Onde Gesù è scomparso, ed io mi sono ritrovata in me stessa, mitigate in gran parte le mie sofferenze, con un nuovo vigore, come se avessi ritornato a nascere. Ma solo Dio sa la pena, lo strazio dell’anima mia, spero almeno che voglia accettare la durezza di questo sacrificio.