(1) Trovandomi nel solito mio stato, il benedetto Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa in mezzo a tanta gente, qual cecità! quasi tutti erano ciechi, e pochi di corta vista; appena qualcuno si scorgeva come il sole in mezzo alle stelle, di vista acutissima, tutto intento al Sole Divino, e questa vista le veniva concessa perché fissa se ne stava nella luce del Verbo Umanato. Gesù, tutto compassionevole mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come ha rovinato il mondo la superbia, ha giunto a distruggere quel piccolo lumicino di ragione che tutti portano con sé appena nati; sappi però che la virtù che più esalta Iddio è l’umiltà, e la virtù che più esalta la creatura innanzi a Dio, e presso gli uomini, è l’umiltà”.
(3) Detto ciò è scomparso; più tardi è ritornato tutto affannato ed afflitto ed ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, stanno per succedere tre terribili castighi”.
(5) E come lampo è scomparso, senza darmi tempo di dirgli una parola.