(1) Continuando a venire il mio adorabile Gesù, si faceva vedere con gli occhi risplendenti di vivissima e purissima luce; io sono rimasta incantata e sorpresa innanzi a quella luce abbagliante, e Gesù vedendomi così incantata, senza che gli dicevo niente, mi ha detto:
(2) “Diletta mia, l’ubbidienza tiene la vista lunghissima e vince in bellezza ed in acutezza la stessa luce del sole, come l’amor proprio è molto corto di vista, tanto che non può dare un passo senza inciampare. E non ti credere tu che questa vista lunghissima l’hanno quelle anime che vanno sempre turbolente e scrupoleggiando, anzi questa è una rete che le tesse l’amor proprio, ché essendo molto corto di vista, prima le fa cadere e poi le suscita mille turbazioni e scrupolosità, e ciò che oggi hanno detestato con tanti scrupoli e timori, domani vi ricadono di nuovo, tanto, che il loro vivere si riduce a starsi sempre immerse in questa rete artifiziosa che le sa tessere ben bene l’amor proprio. A differenza della vista lunghissima dell’ubbidienza, che è omicida dell’amor proprio, ché essendo lunghissima e chiarissima subito prevede dove può dare un passo in fallo, e con animo generoso se ne astiene e vi gode la santa libertà dei figliuoli di Dio. E siccome le tenebre attirano le altre tenebre e la luce attira altra luce, così questa luce giunge ad attirarsi la luce del Verbo, ed unendosi insieme vi tessono la luce di tutte le virtù”.
(3) Stupita nel sentire ciò, ho detto: “Signore, che dite? A me pare che sia santità quel modo di vivere scrupoloso”.
(4) E Lui, con tono più serio ha soggiunto: “Anzi ti dico che questa è la vera impronta dell’ubbidienza, e l’altra è la vera impronta dell’amor proprio, e quel modo di vivere mi muove più a sdegno che ad amore, perché quando è la luce della Verità che fa vedere una mancanza, fosse anche minima, ci dovrebbe stare una emendazione, ma siccome è la vista corta dell’amor proprio, non fa altro che tenerle oppresse, senza che danno uno sviluppo nella via della vera santità”.