(1) Continuando a vederlo un po’ adirato col mondo, io volevo occuparmi a placarlo, ma Lui mi ha distratto col dirmi:
(2) “La carità più accettevole a Me è per quelli che mi sono più vicini, onde i più vicini a Me sono le anime purganti, perché confermate nella mia grazia e non c’è nessuna opposizione tra la mia Volontà e la loro, vivono continuamente in Me, mi amano ardentemente, e sono costretto a vederle in Me stesso soffrire, impotenti da per sé stesse a darsi il minimo sollievo. Oh! come è straziato il mio cuore dalla posizione di quelle anime, perché non mi sono lontane ma vicine, non solo vicine, ma dentro di Me, e come è gradito al mio cuore chi s’interessa per loro. Supponi tu che avessi una madre, una sorella che convivessero teco in uno stato di dolore, incapaci d’aiutarsi da per sé stesse, ed un’altro estraneo che vivesse fuori della tua abitazione, in uno stato pur di dolori, ma che si può aiutare da per sé stesso; non gradiresti tu di più, se una persona si occupasse a sollevare la tua madre o la tua sorella, che l’estraneo che può aiutarsi da per sé stesso?”
(3) Ed io: “Certamente, oh! Signore”.
(4) Poi ha soggiunto: “La seconda carità più accettevole al mio cuore, è per quelle che sebbene vivono su questa terra, ma si avvicinano quasi alle anime purganti, cioè, mi amano, fanno sempre la mia Volontà, s’interessano delle cose mie come se fossero proprie, or, se questi tali si trovano oppressi, bisognosi, in stato di sofferenze, ed una si occupa a sollevarle ed aiutarle, al mio cuore riesce più gradita che se si facessero ad altri”.
(5) Ora Gesù si è ritirato, ed io, trovandomi in me stessa, mi pareva che non fossero cose che andassero secondo la verità. Onde nel ritornare il mio adorabile Gesù, mi ha fatto capire che ciò che mi aveva detto era secondo la verità, solo rimaneva da dire sulle membra da Lui separate, che sono i peccatori, che chi si occupasse a riunire queste membra, molto accetevole sarebbe al suo cuore. La differenza che c’è è questa: Che trovandosi un peccatore oppresso dentro ad una sventura, ed uno si occupasse non a convertirlo, ma a sollevarlo ed aiutarlo materialmente, il Signore gradirebbe più questo che se si facessero a quelli che stanno nell’ordine della grazia, perché se questi soffrono è un prodotto sempre, o dell’amore di Dio verso di esse, o dell’amor loro verso di Dio, e se i peccatori soffrono, il Signore vede in loro l’impronta della colpa e della loro ostinata volontà. Così mi é parso di capire; del resto lascio il giudizio a chi tiene il diritto di giudicarmi, se va o no va secondo la verità.