MaM
Messaggio del 2 novembre 2015:Cari figli desidero parlarvi di nuovo dell’amore. Vi ho radunati intorno a me nel Nome di mio Figlio, secondo la sua volontà. Desidero che la vostra fede sia salda e provenga dall’amore, perché quei miei figli che capiscono l’amore di mio Figlio e lo seguono, vivono nell’amore e nella speranza. Hanno conosciuto l’amore di Dio. Perciò, figli miei, pregate, pregate per poter amare il più possibile e compiere opere d’amore. Perché la sola fede, senza amore e opere d’amore, non è quello che vi chiedo. Figli miei, quella è una parvenza di fede, è un lodare se stessi. Mio Figlio chiede fede e opere, amore e bontà. Io prego, ma chiedo anche a voi di pregare e vivere l’amore, perché desidero che mio Figlio, quando guarderà i cuori di tutti i miei figli, possa vedere in essi amore e bontà, non odio ed indifferenza. Figli miei, apostoli del mio amore, non perdete la speranza, non perdete la forza: voi lo potete fare! Io vi incoraggio e benedico, perché tutto ciò che è di questa terra — che purtroppo molti miei figli mettono al primo posto — scomparirà e resteranno solo l’amore e le opere d’amore, che vi apriranno le porte del Regno dei Cieli. Io vi attenderò presso quelle porte, presso quelle porte desidero attendere ed abbracciare tutti i miei figli. Vi ringrazio!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 4-48 Gennaio 15, 1901 Gesù le dice che lei forma il suo più gran martirio.

(1) Siccome nei giorni passati il mio diletto Gesù si è fatto vedere in qualche modo adirato col mondo, e questa mattina, non vedendolo venire, andavo pensando fra me: “Chi sa che non viene ché vuol mandare qualche castigo? E che colpa ne ho io? Siccome vuol mandare i castighi non si benigna di venire a me; sarebbe bello che mentre vuol punire gli altri, fa toccare a me il più grande dei castighi, qual’è la sua privazione”. Ora, mentre dicevo questi ed altri spropositi, il mio amabile Gesù, quando appena si è fatto vedere e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tu formi per Me il più grande martirio, perché dovendo mandare qualche castigo non posso teco mostrarmi, perché mi leghi da per tutto, e non vuoi che faccia niente; e non venendo, tu mi assordi con le tue querele, coi tuoi lamenti ed aspettazioni, tanto, che mentre mi occupo a castigare sono costretto a pensare a te, a sentirti, ed il mio cuore viene lacerato nel vederti nel tuo stato doloroso della mia privazione, perché il martirio più doloroso è il martirio dell’amore, e quanto più si amano due persone, tanto più riescono dolorose quelle pene, che non da altri, ma da mezzo loro stesse si suscitano, perciò statti quieta, calma, non voler accrescere le mie pene, per mezzo delle tue pene”.

(3) Onde Lui è scomparso ed io sono lasciata tutta mortificata, nel pensare che io formo il martirio del mio caro Gesù, e che per non farlo tanto soffrire, quando non viene debbo starmi quieta, ma chi può farlo questo sacrificio? Mi pare impossibile, e sarò costretta a continuare a martirizzarci a vicenda.