MaM
Messaggio del 25 dicembre 2016:Cari figli oggi in questo giorno di grazia in un modo particolare vi invito di pregare per la pace. Figli, io sono venuta qua come Regina della Pace e quante volte vi ho chiamati di pregare per la pace, però i vostri cuori sono agitati, il peccato vi frena di aprirsi completamente alla grazia e pace che Dio vi vuole donare. Vivere la pace figli miei vuol dire prima ad avere la pace nei vostri cuori e donarsi totalmente a Dio e alla Sua volontà. Non cercate pace e gioia in queste cose terrene perché tutto questo e di passaggio. Sforzatevi verso la Vera Misericordia e pace che viene solo da Dio e solo così i vostri cuori saranno pieni di gioia sincera e solo così potrete diventare testimoni di pace in questo mondo agitato. Io sono la vostra madre e intercedo per ogni uno di voi. Grazie perché avete risposto alla mia chiamata.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 3-85 Giugno 20, 1900 L’umiltà più perfetta produce nell’anima l’unione più intima con Dio.

(1) Questa mattina, trovandomi fuori di me stessa e non trovando il mio sommo Bene, ho dovuto girare e rigirare in cerca di Lui; quando mi sono stancata fino a sentirmi venire meno, me lo sono sentito da dietro le spalle, che mi sorreggeva. Onde ho disteso la mano e l’ho tirato innanzi dicendogli: “Diletto mio, sai che non posso stare senza di te, eppure mi fai tanto aspettare, fino a farmi venire meno. Dimmi almeno, qual è la causa? Dove ti ho offeso che mi sottoponi a strazi sì crudeli, a martiri sì dolorosi, qual è la tua privazione?” E Gesù, interrompendo il mio dire, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, figlia mia, non accrescere più strazio al mio cuore esacerbato al sommo, trovandosi in continua lotta per le violenze che continuamente tutti mi fanno: Violenza mi fanno le iniquità degli uomini, che attirando su di loro la giustizia mi sforzano a castigarli, e la giustizia cozzandosi in continua lotta con l’amore che ho verso degli uomini, mi strazia il cuore, in modo sì doloroso da farmi morire continuamente! Violenza mi fai tu, che venendo Io e conoscendo tu i castighi che sto facendo, non te ne stai quieta, no, ma mi sforzi, mi fai violenza e non vuoi che castighi, e conoscendo Io che tu non puoi fare diversamente alla mia presenza, per non esporre il mio cuore ad una lotta più fiera, mi astengo dal venire. Perciò, non volermi violentare a farmi venire per ora; lasciami sfogare il mio furore e non voler accrescere le mie pene col tuo parlare. Al resto, non voglio che ci pensi perché l’umiltà più perfetta, più sublime, è quella di perdere ogni ragione e di non discorrere sul perché e come, ma di disfarsi nel proprio nulla, e mentre sta ciò facendo, senza avvedersi, si trova dispersa in Dio, e con ciò produce nell’anima l’unione più intima, l’amore più perfetto verso il sommo Bene. Ma però con sommo vantaggio dell’anima, perché perdendo la propria ragione, acquista la ragione divina, e perdendo ogni discorso sul conto proprio, cioè, se freddo o caldo, se favorevoli o avverse le cose che le succedono, s’interesserà e acquisterà un linguaggio tutto celeste e divino.

(3) Oltre di ciò, l’umiltà produce nell’anima una veste di sicurezza, onde, involta in questa veste di sicurezza, l’anima se ne sta nella calma più profonda, tutta abbellendosi per piacere al suo diletto ed amato Gesù”.

(4) Chi può dire quanto sono lasciata sorpresa da questo suo parlare? Non ho avuto una parola per rispondergli. Onde dopo poco mi è scomparso ed io mi sono trovata in me stessa, quieta, si, ma al sommo afflitta, prima per le afflizioni e le lotte in cui si trovava il mio caro Gesù, e poi per timore che ancora non ci venisse. Chi potrà resistere? Come farò a sopportare me stessa per la sua assenza? Ah! Signore, datemi la forza per sopportare sì duro martirio, tanto insopportabile alla mia povera anima! Del resto, dite quel che volete, che da me non lascerò nessun mezzo, tenterò tutte le vie, userò tutti gli stratagemmi come tirarvi a venire.