La tradizione vuole che in un afoso agosto del 352 d.C. un patrizio romano di nome Giovanni vide in sogno la Vergine che gli chiese di costruire una chiesa nel luogo dove avrebbe nevicato. Fu così che nacque la basilica di Santa Maria Maggiore. Ancora oggi fede e tradizione si intrecciano: ogni 5 di agosto una cascata di petali bianchi viene fatta cadere dal soffitto della cappella Paolina, a ricordare ai romani e al mondo intero la sempre vigile protezione di Maria, Madre di Cristo e di tutti noi fedeli.
Per la lobby gay, impegnata nell'assalto al catechismo della Chiesa, la decisione del Papa sulla pena di morte è una grande vittoria. La notizia è che «la dottrina può cambiare», e può cambiare secondo la mentalità del mondo. Per questo diventa ancora più importante l'Incontro mondiale delle famiglie a Dublino, un test decisivo per capire in che direzione vuole andare il Papa.
Non c’è un solo passo nelle Scritture, né in san Paolo né nei Padri e nemmeno in san Tommaso d’Aquino che parli contro la pena di morte. San Giuseppe Cafasso diceva che quelli che accompagnava al capestro erano i suoi «santi impiccati». Se riusciva a confessarli e comunicarli, andavano subito in Paradiso, avendo espiato con la morte violenta le loro malefatte. L’esempio è illustre: Gesù in croce dice al Buon Ladrone (il quale riconosce come giusta la pena inflittagli) «oggi sarai con me in Paradiso». Sul tavolo della Congregazione per la Cause dei Santi ci sono due dossier riguardanti due condannati a morte negli anni Cinquanta: uno ghigliottinato, l’altro garrotato. Perché la pena di morte può essere via di santità.