Tempi duri per i cattolici, su tutti i fronti. Unioni civili, eutanasia, l'offensiva della cultura gender, sono addirittura sostenute dall'opinione e dal voto di tanti cattolici. E anche i nuovi "amici" del M5S propongono di tagliare tutti i fondi alle scuole paritarie. E' ora di finirla con i tentennamenti, la Chiesa indichi la via.
C’è un’Italia che a quarant’anni dall’entrata in vigore della legge 194 ancora vuole urlare al mondo che l’aborto è un omicidio e che la vita nascente è sacra e degna di essere difesa fin dal concepimento. Ogni anno questi semplici concetti ci vengono ricordati dal popolo che anima la Marcia per la vita.
«La storia è lo scontro fra due forze: l'attrazione di Cristo e il potere di Satana. Il campo è il cuore umano». La lectio magistralis del cardinale Caffarra al Rome Life Forum di Roma. Due sono le colonne della creazione: la persona umana e l’unione coniugale tra uomo e donna. L’elevazione dell’aborto a diritto è la demolizione della prima. La nobilitazione del rapporto omosessuale è la distruzione della seconda. In questo scontro siamo chiamati a testimoniare come soldati che non fuggono e a proclamare il Vangelo di vita e matrimonio».
Venerdì scorso su Avvenire l'arcivescovo di Varsavia-Praga, Henryk Hoser, inviato del Papa a Medjugorje, paragonava le apparizioni bosniache a quelle avvenute in Rwanda tra il 1981 e il 1989, facendo intendere la scelta di una medesima soluzione per un fenomeno molto simile. Le apparizioni di Kibeho, cominciate anche qui nel 1981 e che, come a Medjugorje, riguardano degli adolescenti (in questo caso sette), si riferivano non solo al Rwanda, ma a tutto il mondo. I veggenti videro l’inferno, il paradiso e il purgatorio (che la Madonna mostrò anche ai veggenti bosniaci), ebbero delle visioni terribili su quello che sarebbe successo in Rwanda (un genocidio che dal 1994 al 1995 causerà oltre un milione di morti) e parlò di un mondo ormai sull’orlo di un baratro. Lo stesso messaggio veniva ripetuto a Medjugorje negli stessi anni.
Papa Francesco ha accettato la rinuncia presentata per raggiunti limiti di età da mons. Giovanni Tonucci all’incarico di arcivescovo prelato di Loreto e di delegato pontificio per il noto santuario marchigiano, nonché di delegato pontificio per la Basilica di Sant’Antonio in Padova.