Proiettando «in avanti le tendenze degli ultimi vent’anni, lo scenario futuro è quello di un’Italia a matrimonio religioso zero»: così Massimiliano Valeri, direttore del Censis, citato qui ieri da Tommaso Scandroglio. Si tratta in effetti di una provocazione. Non si può certo credere che il direttore di un centro di ricerche così qualificato abbia davvero voluto dare così una data tanto certa all’eventuale scomparsa del matrimonio. E lo stesso dicasi per chi ne ha preso spunto per un suo commento sull’odierna indubbia crisi di tale istituto.
Dell’intervista rilasciata dal cardinale Schönborn a padre Antonio Spadaro (Civiltà Cattolica) sulla corretta interpretazione della Amoris Laetitia (AL) molti sono già intervenuti, come documentato da La Nuova Bussola Quotidiana (clicca qui). Desidero qui soffermarmi su un solo aspetto, che mi sembra tra i più importanti. Il cardinale dice che l’Esortazione apostolica di Papa Francesco non contiene mutamenti della dottrina. Contiene piuttosto degli sviluppi, da cui bisogna partire per leggere anche i precedenti interventi del magistero, come dopo il Vaticano II si è partiti da esso per rileggere il precedente magistero.
Quest’ultima affermazione è piuttosto grave, perché la verità è piuttosto il contrario, ma in questo momento mi interessa invece l’affermazione secondo cui nella AL non ci sarebbero cambiamenti di dottrina. Ora, non riesco a capire come si possa sostenere una cosa del genere. Di cambiamenti di dottrina ce ne sono, e molti. Essi riguardano la concezione cattolica della morale e la dottrina dei sacramenti, in particolare quello della comunione eucaristica. La prima cosa da fare è quindi, a mio avviso, prendere atto delle notevoli e innegabili discontinuità dottrinali.
Qual è il valore di una vita umana in Italia? Dipende. Dipende da tanti fattori, soprattutto dipende da quanto può essere utile a certe battaglie politiche. È il pensiero che ancora una volta sorge nel constatare le reazioni davanti a due bruttissimi casi di cronaca nera, avvenuti per coincidenza negli stessi giorni. Due storie, due uomini stranieri, uno a Fermo l’altro a Roma, uccisi barbaramente da una violenza insensata. Il primo, Emmanuel Chidi Namdi, nigeriano 36enne, un richiedente asilo fuggito dalla violenza del suo Paese, era in giro con la sua fidanzata: un altro uomo, Amedeo Mancini, noto per essere un ultrà della squadra di calcio locale, apostrofa la sua donna, Chinyiery, con insulti razzisti. Emmanuel reagisce per difendere Chinyiery, viene pestato a morte.