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Messaggio del 18 marzo 2008:Cari figli, oggi tendo le mie braccia verso di voi. Non abbiate paura di accoglierle. Esse vi vogliono dare amore, pace e aiutarvi nella salvezza. E per questo, figli miei, accoglietele. Riempite il mio cuore di felicità e io vi guiderò verso la santità. La strada sulla quale io vi guido è difficile, piena di prove e di cadute. Io sarò con voi e le mie braccia vi sosterranno. Siate perseveranti affinché alla fine del cammino tutti insieme, nella gioia e nell’amore, potremo tenerci per le mani di mio Figlio. Venite con me, non abbiate paura. Vi ringrazio.

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Sarà “tutto nel segno della Misericordia” e nella memoria “grata e devota” di Giovanni Paolo II il viaggio che Papa Francesco compirà a breve in Polonia, in occasione della XXXI Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà dal 26 al 31 luglio a Cracovia. Ad affermarlo è lo stesso Pontefice in un videomessaggio inviato, come consuetudine, pochi giorni prima della sua partenza quale “pegno d’affetto” alla “cara nazione polacca”.
Era uno spirito libero Carmen Hernández, co-iniziatrice insieme a Kiko Argüello del Cammino Neocatecumenale. Di quella libertà che vivono solo le persone che hanno incontrato Gesù Cristo nella loro vita e hanno capito che tutto il resto passa in secondo piano. Alle 16.45 di oggi è morta a 85 anni, nella sua casa paterna di Madrid, dopo una lunga malattia che l’aveva costretta a stare a riposo per un anno e mezzo. Lei che nella sua vita non si era mai fermata, che insieme a Kiko aveva girato il mondo per annunciare il kerygma, la Buona notizia, a cominciare da quelle baracche alla periferia di Madrid dove vi si era trasferita sul finire degli anni ‘60 per portare la Parola in mezzo agli zingari, ai reietti, ai criminali. Una strada che aveva scelto Dio per lei, come amava ripetere, visto che i suoi progetti e quelli della sua facoltosa famiglia erano ben altri. Avviata agli studi scientifici con il padre alle spalle che la spingeva ad un futuro imprenditoriale, Carmen nel suo percorso di studi volle raggiungere solo un traguardo: la licenciatura in chimica (una sorta di laurea di primo livello).
Ormai le voci sono più che insistenti: il cardinale Christoph Schönborn, oggi arcivescovo di Vienna, dovrebbe sostituire il cardinale Gherard L. Muller come prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede. Lo riporta Religion Digital, ma le voci si rincorrono da diversi mesi; dopo l’estate, al massimo dopo la conclusione dell’Anno della Misericordia, potrebbe avvenire questo importante passaggio di consegne. Voluto, dicono, da Papa Francesco.
Con l’approssimarsi delle commemorazioni per il quinto centenario delle 95 tesi affisse da Martin Lutero, è tornato d’attualità il tema della “giustificazione”, centrale per comprendere la divisione tra cattolici e luterani. Il tema è stato toccato dapprima dal papa emerito Benedetto XVI, con una intervista in occasione di un convegno proprio su questo argomento, e poi da papa Francesco in una risposta durante la tradizionale conferenza stampa in aereo di ritorno dall’Armenia, il 26 giugno scorso. Abbiamo perciò cercato di approfondire i termini esatti della questione, intervistando monsignor Antonio Livi, professore emerito di Filosofia della conoscenza nella Pontificia Università Lateranense, studioso di fama internazionale, autore di numerose pubblicazioni, tra cui Vera e falsa teologia. Come distinguere l’autentica “scienza della fede” da un ‘equivoca filosofia religiosa”, Casa editrice Leonardo da Vinci, 2012.
Sappiamo che i musulmani apprendono dal Corano e dagli hadith le loro regole di comportamento: dal Corano, indiscutibile perché parola di Dio increata, e dagli hadith, che riportano quel che Maometto ha fatto e ha detto nel corso della sua vita, perché il Profeta era infallibile nelle azioni e nei pensieri. I musulmani per lo più derivano da quei testi la convinzione che, per andare in paradiso, sia necessario e sufficiente osservare il meglio possibile le prescrizioni della shari’a, la legge islamica che da essi si ricava.
Carmen Hernández, 85 anni, iniziatrice insieme a Kiko Argüello del Camino Neocatecumenal, è mancata oggi a Madrid. La notizia è stata confermata dall’ufficio stampa della stessa realtà ecclesiale. Personalità inquieta e spontanea, era uno dei pilastri della particolare opera nata 50 anni fa nelle periferie della capitale spagnola. Quando cominciò il Giubileo, a luglio, aveva parlato al telefono per l’ultima volta con il Papa.
È l’ora del tramonto, il verde dei campi e l’ocra della terra sono illuminati da una luce abbagliante, il paesaggio si sussegue infinito e immutabile nelle campagne pachistane del Punjab, a pochi chilometri dalla frontiera indiana. La lingua d’argento della strada che conduce sino ad Amritsar, in India, fugge allo sguardo e il cielo è puntellato da nuvole bianche, macchiate di rosa. Improvvisa, però, una legione di fumo nero assalta l’orizzonte della campagna di Lahore. Colonne di nube escono da decine di camini. Sono alti, invadono il cielo e sono tedofori di una memoria che li eleva a iconografie del male. Furono loro i simboli forieri del grande Orrore del ‘900 e sono sempre loro, ancor oggi, ad annunciare odio religioso e discriminazione nel Pakistan contemporaneo.Dove c’è una ciminiera, c’è un fabbrica di laterizi e ci sono decine di famiglie cristiane che vi vivono e lavorano. La discriminazione nei confronti della minoranza religiosa e la legge sulla blasfemia, che in modo arbitrario dal 1986 punisce chi nomina Maometto e il Corano, ha relegato gran parte della minoranza cristiana, il 2% della popolazione, a una situazione di miseria e subordinazione. E così parte dei fedeli cattolici sono costretti a dover accettare, per sopravvivere, le mansioni più umili e annichilenti.