MaM
Messaggio del 25 maggio 2006:Cari figli, anche oggi vi invito a mettere in pratica e a vivere i miei messaggi che vi dò. Decidetevi per la santità, figlioli, e pensate al paradiso. Solo così avrete la pace nei vostri cuori che nessuno potrà distruggere. La pace è un dono che Dio vi dà nella preghiera. Figlioli, cercate e lavorate con tutte le forze, affinchè la pace vinca nei vostri cuori e nel mondo. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Notizie dai giornali cattolici



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«Lazzaro vieni fuori!». Fu l’urlo di Gesù di fronte al sepolcro dell’amico di Betania. Non sappiamo quanto tempo sia passato da quell’urlo e il momento in cui Lazzaro uscì dalla tomba, ancora avvolto dalla fasce con cui l’avevano deposto. Possiamo provare a immaginare l’atmosfera: l’attesa fiduciosa delle sorelle di Lazzaro, lo sguardo indagatore dei giudei, un tempo sospeso aperto verso l’eternità.
Non c’è solo la “banalità del male”, c’è anche la banalità della risposta al male, come si è visto e sentito in questi giorni, in risposta alla ennesima strage dei terroristi islamici dell’ISIS. Abbiamo sentito le stesse banalità già udite dopo le stragi di Madrid, Londra, Parigi, Tunisi e di molti altri tragici luoghi. Tutti a ripetere che si devono unificare i servizi segreti (ma il summit dei ministri di questi giorni non ha deciso nulla), che le nostre abitudini non devono cambiare (ma Bruxelles è militarizzata), che siamo in guerra ma non troppo, che i terroristi non sono veri islamici, e così via banalizzando. C’è, poi, l’ineffabile D’Alema che chiede di rispondere al terrorismo aumentando il numero delle moschee con l’8 per mille, ci sono le piazze che rispondono alle micidiali bombe con i gessetti e con sentimentalate musicali, ci sono quelli che fanno finta di non avere paura per non darla vinta ai criminali.
Un’altra mattanza jihadista: decine di morti, in maggioranza cristiani, in un parco di Lahore. Stavano celebrando il giorno di Pasqua. In serata, poco prima delle 20 ora locale, quando le famiglie iniziavano a rincasare, un terrorista si è appostato nei pressi dell’uscita del parco Gulshan-e-Iqbal, non lontano dalle altalene dei bambini. La sua esplosione, che ha lasciato intatta la sua testa, come da rituale suicida-omicida, ha ucciso sul colpo più di cinquanta persone (il bilancio, ancora provvisorio, è arrivato a 72 vittime) e ne ha ferite altre 340, in maggioranza cristiani locali. Tre ore dopo l’attentato, è arrivata la rivendicazione: sono i Talebani del Pakistan, appartenenti al gruppo di Jamaatul Arar. Il portavoce del movimento di guerriglia, nel suo comunicato, ha detto chiaramente che l'attentato mirava a uccidere i cristiani, fugando ogni dubbio (se ancora ce n'erano). E il peggio è che ne ha annunciati altri a venire. Questo massacro potrebbe essere il primo di una serie. Se la causa piu' evidente è la guerriglia talebana contro il governo, che prosegue da anni nelle aree tribali al confine con l'Afghanistan, se i cristiani sono un bersaglio abituale dei gruppi talebani, ciò non toglie che in questo periodo la minoranza religiosa sia particolarmente nel mirino.
Novena alla Divina Misericordia. Quarto giorno.