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Messaggio del 25 aprile 2000: Cari figli, vi invito anche oggi alla conversione. Siete troppo preoccupati delle cose materiali e poco delle cose spirituali. Aprite i vostri cuori e di nuovo lavorate di più per la vostra conversione personale. Decidetevi ogni giorno a dedicare un tempo a Dio e alla preghiera, finché la preghiera diventi per voi un incontro gioioso con Dio. E' solamente così che la vostra vita avrà senso e contemplerete con gioia la vita eterna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Notizie dai giornali cattolici



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I sacerdoti non sono obbligati a lavare i piedi delle donne durante la Messa in Coena Domini il Giovedì Santo, ha confermato il cardinale Robert Sarah. Il prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha detto ai giornalisti a Roma il 26 febbraio che ogni vescovo o sacerdote “deve decidere in base alla propria coscienza, e in base all’obiettivo per il quale il Signore ha istituito questa celebrazione”. La chiarificazione del porporato giunge in risposta a un’apparente disparità tra il decreto del 6 gennaio, In Missa in Cena Domini, e la nota esplicativa di accompagnamento scritta dal segretario della Congregazione per il Culto Divino, l’arcivescovo Arthur Roche. Il decreto stabilisce che “i pastori possano scegliere un gruppetto di fedeli che rappresenti la varietà e l’unità di ogni porzione del popolo di Dio” e che “tale gruppetto può constare di uomini e donne”.
Il primo figlio si è fatto attendere ed è nato dopo due anni di matrimonio. Erano molto felici, soprattutto il padre. Erano i tempi in cui i maschi erano i più attesi. Poco dopo la moglie è rimasta di nuovo incinta, e questo ha provocato il primo grande dolore della coppia. Il marito non voleva altri figli perché non avrebbe potuto allevarli com’era cresciuto lui a casa dei genitori. Nonostante tutto, è nato un secondo figlio maschio. Sono passati gli anni e la famiglia era come tante altre. Il padre lavorava in ospedale e visitava anche a casa. Lei era insegnante e a casa impartiva lezioni per gestori di impresa. Dopo otto anni la moglie è rimasta nuovamente incinta. La situazione è arrivata a estremi indescrivibili, e il marito le ha somministrato dei prodotti, a cui aveva accesso per via della sua professione, per farla abortire. Non ci è riuscito. Erano i tempi in cui le donne non contavano, e anche se lei opponeva resistenza e protestava non serviva a niente.
Era la Domenica delle Palme del 2013. Papa Francesco parlava ai giovani riuniti in piazza S. Pietro per la Giornata mondiale della Gioventù: “Voi non avete vergogna della Croce, anzi l’abbracciate perché avete capito che è nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia e che con l’amore di Dio, Lui ha vinto il male”. Carlotta seguiva la celebrazione dalla tv, nella sua casa di Benevento. Sentì le parole di papa Francesco e in quel momento tutto acquistò un senso: la malattia, il dolore, la vita che a 22 anni già segnava la parola “fine”. Violinista precoce dal grande talento, concertista di fama nonostante la giovane età, studi storico artistici a La Sapienza e alla Luiss di Roma, corsi di storia dell’arte contemporanea all’Università di Cambridge e al Sotheby’s Institute di New York, autrice di due libri, Carlotta Nobile fino a quel momento aveva attraversato la vita di corsa, quasi con il vento nei lunghi capelli biondi che le donavano un aspetto scandinavo. “Sono come un fiume – scriveva nel 2007 – che per immettersi nel mare sceglie sempre la strada più tortuosa, la più lunga. La più difficile. Forse perché in fondo credo che vincere con facilità sia come perdere. E che perdere dinanzi all’impossibile sia come aver vinto. Per il solo fatto di averci provato. La mia vita è stata tutta così. Una sfida. Challenge. E penso che sarà sempre così”.
Per trent’anni mi sono impegnato nel ministero parrocchiale come pastore luterano, poi per altri quattro anni sono stato decano di distretto per la Chiesa Luterana Nordamericana (un lavoro di supervisione che mi piaceva quanto le carie ai denti). Ora, mentre scrivo alla vigilia della Settimana Santa, sto per diventare cattolico romano insieme a mia moglie; io per la prima volta, lei per la seconda. Potete biasimare lei per la mia conversione (anche se penso che sia una transizione naturale, come potrete verificare). Lei è stata cresciuta come cattolica romana ed è poi diventata luterana. Suo padre è stato cresciuto come luterano ed è diventato cattolico. A volte la vita è proprio strana. Suo padre è morto due anni fa, e nell’agonia di guardare quel brav’uomo mentre si arrendeva alla SLA si è sentita spinta a tornare alla fede della sua infanzia. Con mia sorpresa – e penso anche con la sua – ho detto che l’avrei seguita. In realtà non mi ha sorpreso molto. Fin dal seminario, mentre rimanevo invischiato nei documenti confessionali luterani del XVI secolo, sono diventato sempre più cattolico nel mio modo di pensare. Cercavo per la mia fede una densità ecclesiale, il senso che ci sia “qualcosa”. Lo stato dei corpi ecclesiali luterani in America non ne tiene conto. Ma non sto diventando cattolico romano solo per delusione nei confronti del luteranesimo. C’è una convinzione dietro questa mossa che nasce da vari elementi.