Il 14 marzo di otto anni fa moriva Chiara Lubich circondata dall’affetto e dalla preghiera di tantissimi amici. «(…) donna di intrepida fede, mite messaggera di speranza e di pace», la definì Papa Benedetto XVI nel discorso che inviò al cardinale Tarcisio Bertone in occasione dei funerali nella basilica romana di San Paolo fuori le mura. Papa Francesco nel gennaio 2015 all’avvio della causa di beatificazione invitò a «far conoscere al popolo di Dio la vita e le opere di colei che, accogliendo l’invito del Signore, ha acceso per la Chiesa una nuova luce sul cammino verso l’unità».
Se qualcuno ti dicesse “Guarda, ho tra le mani un’enorme benedizione per te. L’unica cosa di cui ho bisogno è che tu trascorra 1022 giorni con il cancro”, cosa faresti?
Credimi, io avrei chiesto un’altra opzione dal menù.
La questione è che non si tratta di una moneta di scambio o di un sistema per guadagnare punti con Dio. Si tratta piuttosto di una realtà che si impone per la fragilità umana, segno inequivocabile della sua caducità, ma anche della sua vocazione al Regno. Non dimentichiamo mai che siamo fatti di cellule che si ammalano, mutano, muoiono e si moltiplicano, ma la nostra speranza è che queste stesse cellule si rivestano del sangue del Risorto e si fondano in un abbraccio perenne con il loro creatore.
Il 4 marzo 2012 mi hanno diagnosticato un tumore. Il 14 gennaio 2015 mi hanno detto che tutto è valso la pena e che oggi riprendo in mano le redini della mia vita con la piena libertà di smettere di sprecarla.
Due prìncipi si giurarono eterno amore e vissero per sempre felici e gai. È la trama, molto in sintesi, di uno spettacolo teatrale per bambini. E fin qui la notizia quasi non c’è, dato che ormai negli ultimi anni siamo stati abituati a cenerentoli e bianconevi vari che imperversano indisturbati (o forse erano loro un poco disturbati) nei classici per l’infanzia.
La notizia sta invece nel fatto che questa pièce teatrale sarebbe dovuta essere interpretata da alcuni bambini. L’iniziativa arcobaleno è stata presa dalla scuola elementare nonché cattolica Sacro Cuore di Atherton, cittadina vicino a Manchester. Al Sacro Cuore di Gesù speriamo che non sia venuto un infarto dopo l’annuncio di questa proposta da parte dei dirigenti scolastici.
Due sanguinosi attentati, avvenuti quasi simultaneamente in Costa d’Avorio e nella capitale della Turchia, hanno spezzato la quiete di un assonnato pomeriggio domenicale. In Costa d’Avorio, un commando di uomini mascherati e pesantemente armati, irrompe sulla spiaggia di un resort turistico a Grand Bassam e spara sui turisti e sul personale. La carneficina è assicurata: almeno 16 i morti, di cui 14 civili e 2 militari. Due ore dopo, un’autobomba si fa esplodere in tutt’altra area del mondo, nel centro di Ankara, nel mezzo di una stazione di bus. Anche qui la carneficina è grande: almeno 34 i morti e 125 i feriti, secondo un bilancio ancora provvisorio.
Il 9 marzo in diverse città del Pakistan migliaia di cristiani hanno partecipato a un momento di preghiera per Asia Bibi, la donna cristiana accusata di blasfemia nel 2009 per aver pronunciato parole offensive all’indirizzo del profeta Maometto. I giudici hanno dato credito ad alcune sue compagne di lavoro che l’avevano denunciata dopo una banale lite.
Nella classifica delle feste più stupide d'Italia, la festa del papà (ex aequo con la festa della mamma) è seconda solo alla festa della donna che, in più, ha l'aggravante di ammorbare l'aria con quelle stramaledette mimose.Se vogliamo abolire quindi la festa del papà (ma, già che ci siamo, non si potrebbe eliminare pure la festa degli innamorati?), facciamolo pure, ma in quanto festa «stupida», non certo in quanto festa «lesiva della dignità dei genitori arcobaleno». La definizione «genitori arcobaleno» non è altro che una ipocrita formula per definire una coppia formata da due individui dello stesso sesso: insomma due maschi o due femmine. Una relazione tra un maschio e una femmina, nella società di oggi, è considerata infatti un'«anomalia», da guardare quasi con diffidenza. E proprio per tale motivo, forse, un asilo comunale di Milano avrebbe deciso di azzerare la «festa del papà», tradizionalmente in programma il 19 marzo.