MaM
Messaggio del 8 agosto 1986: Se vivrete abbandonati a me, non sentirete neanche il passaggio tra questa vita e l’altra vita. Potrete cominciare a vivere la vita del Paradiso già da ora sulla terra.

Notizie dai giornali cattolici



GennaioFebbraioMarzoAprileMaggioGiugnoLuglioAgostoSettembreOttobreNovembreDicembre



Dacché mondo è mondo, la gioia in se stessa e nelle sue molteplici manifestazioni di riso, di gioco, di beffa, di spiritosità, di umorismo, di facezia, di arguzia, ha avuto, diciamo così, i suoi clienti. Senza un po' di gioia non si potrebbe vivere e tutti ne cerchiamo, almeno una stilla. In fondo la gioia è espressione di quella felicità alla quale tutti necessariamente tendiamo: essa è necessaria alla vita dello spirito come l'aria alla vita materiale. La gioia, oltre i clienti ordinari, e cioè tutti gli uomini, ha avuto i suoi cultori e questi sono tutti coloro che si sono dedicati a meglio conoscerla, a coltivarla, a potenziarla, a diffonderla, come un autentico bene ed a difenderla dai nemici che pur essa ha. Un editore coraggioso e geniale A. F. Formiggini, per esempio, nel 1922 iniziò la pubblicazione dei «Classici del Ridere » molto oppurtunamente e con grande successo, per consenso generale. Tutti questi cultori della gioia collaborarono più o meno a questa nobile missione, secondo la loro capacità e molti ne fecero un'arte, una attività dell'intera loro esistenza. S. Filippo ha superato tutti costoro di ogni tempo, di ogni luogo ed ha fatto una cosa nuova, quasi incredibile: ha vissuto la gioia per se stessa, ha sistemato, organizzato la su vita in funzione di gioia, anche nei suoi discepoli ed è divenuto perciò il maestro insuperabile, il principe di questa grande disciplina. La gioia pervade tutte le sue attività, tutti i momenti dell'esistenza ed è come un lievito che agisce benefico in tutto il suo essere. La sua gioia non sgorga a scatti o diversa in diversi momenti, ma fluisce a getto continuo come una fonte. Nessun avvenimento esterno, anche doloroso, come le perdite, le persecuzioni ed i dolori di ogni genere possono distruggerla o solo attenuarla o turbarla. La stessa morte perde il suo aspetto lugubre alla sua presenza o al suo contatto e si riveste di uno splendore come il sole.
Fra i mezzi che adopera Iddio per preparare gli uomini a ricevere qualche grande benefizio è principalissimo quello di annunziarlo molto tempo prima. Per questo motivo la venuta del Messia fu annunziata quattro mila anni innanzi e preceduta da tanti simboli e da tante profezie. Or bene Maria, l'augusta Madre del Salvatore, vero aiuto dei cristiani, era un benefizio troppo grande perchè non venisse pronunziata parimenti con figure che rappresentassero agli uomini i diversi favori che ella avrebbe fatti al mondo. Eva, Sara, Rebecca, Maria sorella di Mosè, Debora, Susanna, Ester, Giuditta rappresentano sotto speciali aspetti le glorie di Maria come insigne benefattrice del popolo eletto, o come raro modello di tutte le virtù. L'albero della vita, l'arca di Noè, la scala di Giacobbe, il roveto ardente, l'arca dell'alleanza, la torre di Davidde, la fortezza di Gerusalemme, l'orto ben custodito e la fontana sigillata di Salomone, la rosa di Gerico, la stella di Giacobbe, l'aurora mattutina, l'acquedotto di acque limpide, sono alcuni dei molti simboli che la Chiesa Cattolica applica a Maria e con cui si suole spiegare qualche suo celeste privilegio o qualche sua eroica virtù. Noi sceglieremo solamente alcuni di questi simboli colla applicazione che ai medesimi sogliono dare la Chiesa o i più accreditati scrittori delle glorie di Maria.
Nel pomeriggio del 30 aprile si sono recati in visita alla Sindone Maria Teresa e Ruggero Badano, genitori della beata Chiara Luce, accompagnati dalla migliore amica della giovane Chicca Coriasco. Ad accoglierli don Luca Ramello e don Luca Peyron, direttori rispettivamente della Pastorale giovanile e universitaria della diocesi. «La nostra è un’avventura divina – ha evidenziato la signora Badano – Chiara testimoniava la gioia e la felicità attraverso la sua sofferenza, era felice di offrire la sua vita al Signore Gesù. L’Amore più grande per Chiara – ha sottolineato - era stare con Gesù; ci ha insegnato che più si soffre più grandi sono le meraviglie della vita». «La Sindone ci fa comprendere pienamente il senso della sofferenza – ha condiviso - che si apre alla luce della Risurrezione».
Era il 13 maggio 1940, il lunedì di Penteco­ste. Barbara Ruess di Pfaffenhofen fece una pas­seggiata nel bosco. Allora aveva 16 anni, faceva e volentieri belle camminate. Andava spesso nel bosco di suo padre, vicino a Marienfried. Anche il giorno prima, la domenica di Pentecoste, aveva fatto la stessa strada, recitando il Rosario, ma a­veva perso senza accorgersi la corona. Rifaceva quindi il lunedì la stessa strada sperando di ritro­varla. Mentre si stava incamminando, domandan­dosi che Misteri del Rosario doveva recitare, i gloriosi o i gaudiosi, una signora la raggiunse, di­cendo dopo un breve saluto: "Tu stai pensando che corona devi recitare. Io ti voglio insegnare un altro Rosario, e così pregheremo insieme". Barbara le chiese: "Scusi, come mai conosce il mio pensiero? Chi è Lei?" - La signora rispose: "Non è importante saperlo; se tu reciterai con diligenza questo Rosario, imparerai a conoscer­mi meglio". E le insegnò il Rosario dell'Immaco­lata. ...
Con la devozione del «Mese di Maggio» tu puoi ottenere il patrocinio di Maria e la tua salvezza. Sarà mai possibile che una Madre sì tenera non abbia da esaudire un suo figlio che si mostra sinceramente a lei devoto? Per un rosario, per un digiuno, ella ha talvolta beneficato, con grazie singolari, i più grandi peccatori. Pensa dunque che cosa farà per un intero mese a lei dedicato! Gran bisogno tu hai di Maria per salvarti. Sei innocente? Ma la tua innocenza è in gran pericolo. Quanti più innocenti di te sono caduti in peccato, e si sono pentiti! Sei penitente? Ma la tua perseveranza è molto incerta! Sei peccatore? Oh! quanto bisogno tu hai di Maria per convertirti! Hai cominciato più volte senza riuscirvi. Ah! se non fosse stato per Maria, forse a quest'ora saresti già perduto. Ma guai a perdere questa grazia! Guai se cominci, e dopo pochi giorni abbandoni! Chi sa se questa non sia l'ultima occasione che Dio ti presenta per migliorarti!. Chi sa se a questa devozione non sia congiunta la tua finale perseveranza! E poi, chi sa se questo non sia l'ultimo mese della tua vita?! Poter con sì poco acquistar un sì gran patrocinio, e non farlo! Che rammarico, che rimorso in punto di morte! Pensaci bene. Se è così, onoriamo, dunque ed amiamo Maria, ed in questi giorni del mese di Maggio si accresca il nostro amore per questa Vergine bella, per questa Madre dolcissima! A noi che abbiamo bisogno di tante grazie per il corpo e per l'anima; a noi che versiamo in tanti lutti e dolori; a noi che siamo sì esposti alle tentazioni dell'inferno, alle seduzioni del mondo e alla guerra delle nostre passioni: quanto riesce caro il ritorno della pratica del «Mese Mariano»!