Ho 21 anni e da quando ne avevo 17 ho deciso di vivere la castità. Credo che la castità sia il modo migliore di vivere per ciò che riguarda la sessualità e l'amore.
Mi considero agnostico, e pur non essendo credente ho sempre pensato che la società si sia corrotta per la “libertà sessuale” che si predica e si pratica al giorno d'oggi, e per questo ho deciso di non far parte del “gregge”.
Quante volte nella vita abbiamo esperienze che non comprendiamo e che all'improvviso, un giorno, nel cammino, si riempiono di luce e vanno al posto giusto!
Allora capiamo che quel momento difficile o quella persona alla quale non abbiamo dato tanta importanza è stato fondamentale perché io potessi continuare a camminare e a crescere.
Ci piace capire tutto subito, comprendere tutte le crepe e le rotture. Ci piacerebbe conoscere il senso di tutto il cammino e scoprire sempre la mano che ci guida.
Per questo a volte, all'improvviso, ci sono momenti in cui vediamo la vita nel suo insieme, come la vede Dio. E vediamo anche come Dio ci conduce. Guardando indietro, sembrano acquistare senso molte cose. È più facile vedere le cose come le vede Dio, in Lui hanno senso.
Prima il party venato di blasfemia, poi la reprimenda di Comune e Pd, infine le timide scuse del Cassero per quelle immagini dissacranti. Ha sollevato una bufera il caso della serata ‘Venerdì credici - Notte blasfema e scaramantica’ organizzato nello storico locale della comunità Lgbt (Lesbiche, gay, bisexual, transgender) di Bologna (Il Resto del Carlino - Bologna, 19 marzo).
Potrà sembrare un caso ma la crisi della famiglia – almeno nel nostro Paese – è andata di pari passo con il venir progressivamente meno della devozione a san Giuseppe. Per certi versi è paradossale che questo sia accaduto dopo un Concilio Vaticano II che Giovanni XXIII aveva posto proprio sotto la protezione di san Giuseppe con la Lettera apostolica Le Voci (1961). Ma probabilmente l’ondata progressista seguita al Concilio fece sì che la devozione a san Giuseppe fosse considerata una di quelle superstizioni preconciliari che erano superate da una Chiesa ormai protesa nell’abbraccio al mondo.
«Il Senato approva. Applausi dei Gruppi Pd, Fi, Ap (Ncd-Udc), Misto-Sel, Misto». Così il resoconto stenografico dell’aula di Palazzo Madama dopo il voto finale sul cosiddetto “divorzio breve”: 228 voti a favore, 11 contrari e 11 astenuti. Che c’è da applaudire, in una giornata resa tragica qualche ora dopo per quanto accaduto a Tunisi? Quali sono le novità che hanno meritato tanto entusiasmo dei senatori? Proviamo a capirlo esaminando il merito del provvedimento, cercando di coglierne la necessità, verificando le espressioni di voto, infine guardando in prospettiva.