Vangelo Gv 3,14-21:Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Iraq. Quando tutti i 4.000 abitanti sono scappati da Teleskof, le due donne prossime ai 70 anni sono rimaste. «Nessuno nella storia ha mai osato fare quello che lo Stato islamico ci ha fatto»
Michika, Baga, Damasak, Malam Fatouri e molte altre. Sono tante le città del nord della Nigeria che l’esercito di Abuja, insieme a quello del Niger e del Ciad, afferma di aver strappato a Boko Haram con l’offensiva partita il 14 febbraio. I terroristi islamici, che per tutta risposta hanno giurato fedeltà all’Isis, continuano però nei loro attentati: ieri due donne kamikaze si sono fatte esplodere in un mercato a Maiduguri, uccidendo sette persone.
Cresce l’apprensione per le centinaia di persone rapite il mese scorso dai jihadisti dello Stato Islamico, nel nord della Siria. Tra queste almeno 52 famiglie cristiane dei villaggi della valle del Khabur, in parte ancora nelle mani dei loro sequestratori. Le trattative per la loro liberazione "si erano concluse giorni fa", ha riferito ieri il nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari, ai microfoni della Radio Vaticana.
L'arcivescovo di Bologna protesta vigorosamente contro gli articoli pubblicati a puntate da un noto quotidiano, ottenuti ingannando il confessore e violando il Sacramento.
Mons. Oscar Arnulfo Romero, l'arcivescovo di El Salvador ucciso in odium fidei, sarà beatificato il prossimo maggio. A renderlo noto, oggi, monsignor Vincenzo Paglia, postulatore della causa, nel corso della sua visita nel paese centroamericano. A comunicare la data precisa della cerimonia è però il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire riferendo che si tratta del 23 maggio 2015.
Giovedì 2 aprile, Giovedì Santo, Papa Francesco si recherà nella Casa Circondariale Nuovo Complesso Rebibbia, per incontrare i detenuti. Lo riferisce una breve nota della Sala Stampa vaticana, informando che il Pontefice, celebrerà la Messa "in coena Domini", alle 17.30, nella Chiesa del Padre nostro. Durante la funzione, laverà i piedi ad alcuni detenuti e alcune detenute della vicina Casa Circondariale Femminile.
Con il motto “Preghiera, Formazione e Servizio”, i Ciegos Españoles Católicos (Ciechi Spagnoli Cattolici, CECO) lavorano per accompagnare molti non vedenti nella loro solitudine e aiutarli nelle necessità quotidiane. Hanno iniziato a lavorare a Saragozza vari anni fa e ora sono diffusi in 21 diocesi spagnole da quando, nel 2008, la Conferenza Episcopale Spagnola ha riconosciuto la loro natura giuridica.
Questo quotidiano nasce e vive per smontare i tanti miti del progresso. Di questi miti c’è n’è uno che in molte nazioni è servito e serve da ariete per le legislazioni abortiste. Più o meno può essere declinato così: l’aborto non è una cosa bella, ma le donne abortiscono comunque, se legalizziamo l’aborto almeno le donne non moriranno per le complicanze degl’interventi clandestini. È la seducente dottrina del male minore, capace non solo, come ammoniva Hanna Arendt, di fare dimenticare troppo in fretta il male comunque compiuto, ma addirittura di lasciare credere che si sta facendo il bene, che si è persone responsabili, in ultima analisi che così facendo si è veramente buoni. Non è uno scherzo, ad esempio “aiutare le donne nel momento del bisogno” è ciò che fa pensare al dr. Willie Parker di essere un buon samaritano mentre esegue gli aborti. Effettuare aborti tecnicamente impeccabili era quello che faceva dire nel 2006 al presidente di una sessione del convegno mondiale dei sanitari abortisti a Roma: “Noi, siamo i veri pro-Life”. È seguendo questa logica che l’Organizzazione Mondiale della Sanità promuove la legalizzazione dell’aborto come elemento fondamentale per la tutela della vita e della salute delle donne. Ed è questo il pensiero che nelle società occidentali mantiene il sostegno alle leggi abortiste. È vero? Diffondendo l’aborto legale si è davvero pro-Life? Si tutela davvero la vita?
La stessa chiesa, la Santissima Trinità di via San Giuliano a Pordenone, utilizzata da cattolici di stampo tradizionalista e da cristiani ortodossi romeni. Un edificio “contenitore” di celebrazioni diverse, che viene sistemato di volta in volta a ogni cambio di rito, utilizzando anche arredi sacri montati su rotelle per favorirne gli spostamenti (Messaggero Veneto, 10 marzo).
Oggi in Italia su un concetto pericolosamente manipolabile qual è quello di omofobia si sta costruendo l’impalcatura di una micidiale strategia propagandistica ideologica. Ma cos’è davvero l’omofobia? La domanda non appare peregrina se si considera il fatto che non vi è una definizione della scienza medica.
La rivista di una bidonville argentina intervista il Papa. E Francesco risponde. Ecco lo straordinario dialogo.
A Roma hanno trovato il modo per tamponare il calo dei matrimoni. Basta allargare il bacino di utenza. Ingresso libero quindi anche alle coppie omosessuali che vogliono “sposarsi”. Questo è in sostanza l’orientamento – è proprio il caso di dirlo - sposato, seppur non esplicitamente, dal Tar del Lazio. Ma ricostruiamo dall’inizio la vicenda dalle tinte arcobaleno.
«Nel contesto della Chiesa certe dichiarazioni sono più appropriate per una chiacchierata al bar». Lo ha detto il cardinale tedesco Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio consiglio Cor Unum, riferendosi ad alcune esternazioni del suo connazionale cardinale Reinhard Marx. Il testo è stato pubblicato da Kath.net dietro specifica autorizzazione del cardinale Cordes e il titolo è molto chiaro: “Protesto!”.
La denuncia di Amedeo Rossetti, padre di un bimbo che frequenta una scuola dell’infanzia di Trieste, sta diventando un caso nazionale e avrà un seguito. Era stata pubblicata sul settimanale diocesano di Trieste, Vita Nuova, e in contemporanea su La Nuova Bussola Quotidiana. Che poi, parlare di denuncia, è perfino eccessivo. Si trattava di una diffida inviata alla dirigenza scolastica adoperando un fac-simile disponibile in rete per chiedere, come genitore, di essere messo al corrente di progetti che riguardavano la sfera delicata dell’affettività e della sessualità. Niente di più normale eppure è bastato questo per far scoppiare il caso. Perché la burocrazia scolastica teme le diffide per lo stesso spirito di inerzia con cui implementa acriticamente i progetti educativi e li appalta ad organizzazioni esterne: non vuole aver noie.